Lega, i “bossiani” del Veneto votano Pd contro Tosi

venerdì, 1 febbraio 2013

La radicale trasformazione del gruppo dirigente leghista seguita allo scandalo che ha colpito il fondatore Umberto Bossi sta provocando un vero e proprio tumulto nel Veneto. Se in Lombardia  i malumori serpeggiano in modo piuttosto velato, come dimostra la scarsa eco mediatica avuta dall’esclusione della liste per il Parlamento dell’ex “delfino” di Bossi Marco Reguzzoni, nella Regione di Tosi e Zaia lo scontro è molto più acceso. Dopo il congresso dell’estate scorsa che ha sostituito il fedelissimo di Bossi, Giampaolo Gobbo, con il sindaco di Verona, uomo di punta in regione di Bobo Maroni, l’epurazione dalle liste dei parlamentari veneti legati alla vecchia guardia ha fatto esplodere la tensione.

Santino Bozza, consigliere regionale molto legato a Gobbo e a Bossi, ha presentato un esposto contro le spese del gruppo a Palazzo Balbi, che ha fatto scattare le perquisizioni della Guardia di Finanza. Bozza ha poi annunciato di voler presentare un altro esposto per il periodo collegato alle precedenti legislature, quando Tosi era stato prima capogruppo e poi assessore. La risposta del sindaco di Verona è stata durissima, visto che ha inviato una circolare a tutti in cui richiamava  tutti i quadri e i dirigenti del movimento  “a non cadere nel tranello di replicare alle polemiche che qualcuno sta cercando di montare, allo scopo di rovinare la campagna elettorale”.

Le polemiche di Bozza contro Tosi però non si sono concluse qui, tanto che nella giornata di ieri il consigliere regionale avrebbe palesato l’intenzione, come riporta il “Corriere della Sera” di oggi, di votare il Pdl alla Camera ed il Pd al Senato, dopo aver chiesto in aula le dimissioni di Maroni e del sindaco di Verona. Un voto disgiunto per punire il nuovo segretario, che secondo i bossiani mira a strappare la poltrona di governatore a Zaia. Il presidente del Veneto, dopo un lungo silenzio criticato anche dai suoi, è intervenuto per stigmatizzare “la guerra tra bande” che sta minando il movimento padano, uscito dominatore alle ultime regionali ed ora in difficoltà anche in Veneto, il granaio elettorale del Carroccio.

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