Il rimborso Imu coi soldi delle banche svizzere, un’idea ridicola

lunedì, 4 febbraio 2013

I soldi degli italiani depositati nelle banche svizzere non potranno ripagare, almeno nei prossimi anni, il buco di gettito provocato dall’abolizione dell’Imu sulla prima casa. La proposta di Silvio Berlusconi incontra il gelo di molti osservatori, sopratutto per la sua mancata copertura finanziaria. Grazie all’Imu lo stato incassa 24 miliardi di euro, dei quali più di 4 arrivano dall’imposta sulla prima casa, quella che Berlusconi vorrebbe rimborsare tramite un versamento sui conti correnti degli italiani. Per coprire il rimborso Imu, Berlusconi ha proposto di concludere rapidamente il trattato fiscale con la Svizzera, il cosiddetto patto “Rubik”, che prevede la tassazione dei capitali illeciti depositati sui conti correnti cifrati delle banche elvetiche.

Sul “Corriere della Sera” di oggi Federico Fubini e l’avvocato ticinese Paolo Bernasconi, ex procuratore federale della magistratura svizzera, illustrano però quanto questa idea abbia basi molto fragili, per dirla con un eufemismo. L’articolo di Fubini inizia con una bocciatura: ” C’è un solo modo nel quale può funzionare la proposta di Silvio Berlusconi per coprire i rimborsi Imu: tornare all’opacità che gli italiani hanno già pagato a caro prezzo con la crisi del debito.” Berlusconi ha indicato in 25-30 miliardi di euro l’introito fiscale una tantum che potrebbe garantire l’accordo con la Svizzera. Il problema, rimarca Fubini così come l’avvocato Bernasconi, sono però le condizioni irrinunciabili poste dalla Confederazione Elvetica per la firma del patto “Rubik”, già siglato con Regno Unito ed Austria, ma bocciato sonoramente dalla Germania per l’opposizione di Spd e Verdi al Bundesrat.

La Svizzera chiede il mantenimento del segreto bancario per siglare il trattato di tassazione sui capitali esteri depositati sui conti correnti elvetici. Un simile accordo, almeno nella sua formulazione attuale, sarebbe un condono fiscale permanente, perché potrebbe garantire l’anonimato a chi decidi di esportare i capitali all’estero in modo illecito. Una delle clausole più controverse del “Patto Rubik” che ha fatto deragliare l’accordo con la Germania, per il fermo contrasto delle forze progressiste. Anche per il timore di depotenziare la base fiscale italiana, con deflusso di capitali verso la Svizzera, ha frenato il governo Monti che pure ambiva al gettito fiscale ottenibile con il patto “Rubik”. Inoltre, evidenzia Fubini, il bisogno di ottenere capitali scudati per rimborsare l’Imu ,  potrebbe  costringere il governo a “rinunciare a pretendere trasparenza. La vicenda del Monte dei Paschi, solo l’ultima in ordine di tempo, non deve aver proprio insegnato niente. I coni d’ombra sono il modo migliore per produrre rendite parassitarie di ogni tipo: le stesse che i cittadini finiscono invariabilmente per pagar caro, perché aumentano il debito e aggravano la paralisi dell’economia.”

L’avvocato Paolo Bernasconi, ex procuratore federale, professore universitario e tra i più importanti legali di Lugano, evidenzia invece altri problemi collegati con la legislazione svizzera. Ogni trattato internazionale è sottoposto a referendum nella Confederazione Elvetica, ed i timori per la perdita del segreto bancario rendono assai inquieti gli svizzeri sui patti “Rubik”. L’ipotesi di una bocciatura dell’accordo da parte del popolo svizzero non è improbabile, visto che sicuramente la destra elvetica guidata dall’Udc/Svp di Blocher nella parte tedesca e dalla Lega dei Ticinesi nell’area italiana cavalcherebbero questo tema, come già hanno fatto in passato. L’Udc rappresentò come topi che rubano il formaggio svizzero i lavoratori italiani occupati in Svizzera.

Anche per contenere i rischi di una bocciatura il governo di Berna voleva inserire nelle sue trattative con l’Italia la possibilità per le banche elvetiche di entrare nel mercato del credito italiano, ipotesi però bocciata dall’esecutivo Monti. Il “segreto bancario è uno dei pilastri del modello svizzero, ed uno dei motivi principali per i quali la Confederazione Elvetica non ha mai aderito all’Unione Europea. Bernasconi sottolinea inoltre il crescente spirito anti italiano che serpeggia nell’elettorato. Un sentimento acuito dall’eurocrisi, ma che è esploso sopratutto per la feroce lotta alla Svizzera portata avanti da Giulio Tremonti quando era ministro dell’Economia. Tremonti inserì infatti la Confederazione Elvetica nella “black list” del governo italiano sui paradisi fiscali, una scelta che ha incendiato i rapporti diplomatici tra Berna e Roma, e che ha provocato anche alcune ritorsioni come il blocco dei ristorni dei frontalieri, i lavoratori italiani occupati prevalentemente nel Canton Ticino, che garantiscono fondi vitali ai comuni vicini al confine elvetico.  Bernasconi sottolinea l’enorme contraddizione di Berlusconi, che quando governò fece una guerra “fiscale” alla Svizzera, mentre ora propone l’esatto contrario palesando il suo assenso all’accordo “Rubik”. Anche la stima di 4 miliardi di euro lanciata dal Cavaliere è per Berlusconi assolutamente infondata, visto che al momento non si può sapere nè quanti siano i capitali depositati illecitamente nelle banche svizzere, e neppure quanti accetteranno di pagare questa tassa.

La fragilità della proposta berlusconiana si rivela poi osservando come il Cavaliere pensi di coprire il buco di gettito fiscale prima dell’eventuale arrivo dei soldi dalle banche svizzere: ” In attesa di perfezionare l’accordo prenderemo in prestito i soldi dalla Cassa depositi e prestiti”. In pratica lo stato rimborserà l’Imu versando 4 miliardi di euro sui conti degli italiani, prendendoli dai libretti postali di milioni di risparmiatori del nostro paese. Dare con una mano per togliere con l’altra, l’ennesimo gioco da illusionista di Berlusconi.

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