Per l’Italia e l’Europa il 2013 sarà un anno di recessione

venerdì, 22 febbraio 2013

Il 2013 sarà un altro anno di recessione per l’intera eurozona. Dopo il segno negativo del Pil dell’unione monetaria registrato nel 2012, anche quest’anno l’economia arretrerà invece di crescere, aggravando così le difficoltà degli stati membri nel contenimento del deficit e del debito pubblico. Il prolungarsi della contrazione aggraverà la situazione già drammatica  del mercato del lavoro europeo.

La Commissione europea ha rivisto in negativo le previsioni economiche per il 2013, stimando un peggioramento in tutti i più rilevanti parametri che misurano lo stato di salute dell’unione monetaria. La timida crescita prevista lo scorso anno per il 2013 non si verificherà: il Pil nel 2013 non andrà oltre lo -0,3%, e la ripresa ci sarà solo a fine anno, riportando ad una crescita positiva nel 2014 con +1,4%. Le stime di novembre, che davano un +0,1 per il 2013, sono quindi riviste al ribasso.Peggiora ancora la disoccupazione nell’eurozona, che a causa della “debolezza dell’attività economica” nel 2013 raggiungerà il 12,2% e nel 2014 resterà al 12,1%, contro le precedenti stime a 11,8% e 11,7%. Le nuove stime della Commissione europea rilevano una situazione in peggioramento per tutte le maggiore economie continentali, con un parziale contagio della crisi, scoppiata nella periferia, prevalentemente meridionali, all’area centrale dell’unione monetaria.

Per l’Italia il 2013 sarà un altro anno di acuta sofferenza. Il Pil si contrarrà di un punto percentuale, per il calo degli investimenti privati provocato dalla stretta creditizia, e per la diminuzione sempre più marcata dei consumi. Se le stime della Commissione saranno confermate, la contrazione del reddito nazionale provocherà un nuovo picco del debito pubblico, che dovrebbe salire al 128% secondo le previsioni di Bruxelles. Il deficit invece dovrebbe scendere dal 2,9% di quest’anno al 2,1%, sempre che, ammonisce l’organismo di governo della Ue, siano mantenute le riforme di risparmio introdotte dal governo Monti. La correzione strutturale del deficit, ovvero al netto del ciclo economico, rende possibile il conseguimento del pareggio di bilancio nel 2013.

La gran parte degli altri paesi dell’eurozona subisce il peggioramento previsto per l’Italia. La Germania crescerà di solo mezzo percentuale nel 2013, un dato che cancellerà il surplus di bilancio conseguito l’anno scorso. La disoccupazione tra Monaco di Baviera e Berlino rimarrà però estremamente bassa, poco sopra il 5%, un dato inferiore alla metà rispetto alla media dell’eurozona. Anche in Francia il Pil non aumenterà, assestandosi intorno allo 0 come già registrato nel 2012. Il deficit transalpino, dopo aver sfiorato il 5% l’anno scorso, non scenderà sotto l’obiettivo del meno 3% indicato nel Fiscal Compact nè nel 2013, nè nel 2014. La Spagna di Rajoy invece si manterrà a distanza siderale dal’obiettivo del trattato dei bilanci europei. Se nel 2012 il deficit di Madrid è esploso al meno 10,2%, anche a causa dei costosi salvataggi bancari, nel 2013 e nel 2014 calerà ma si assesterà ad un negativo -7%. Nel 2014 il peggioramento delle finanze pubbliche iberiche porterà al superamento del 100% del debito pubblico. Nelle previsioni della Commissione la Grecia migliorerà la Spagna nella metrica del deficit, visto che dopo il -6,6% del 2012 questo parametro calerà al -4,4% nel 2013, ed al -3,5% nel 2014. Il debito pubblico ellenico si stabilizzerà intorno al valore del 175%, mentre la recessione, iniziata nell’ormai lontano 2008, finirà nel 2014.

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