Riflessione imbarazzata in margine a un suicidio

giovedì, 7 marzo 2013

Quando si toglie la vita un uomo che, sia pure non di prima fila, apparteneva alla classe dirigente investita dal discredito, a me succede di provare, insieme al disagio e alla pietà, anche il bisogno di esprimere una domanda quasi indicibile: come mai così in pochi? Come mai il povero David Rossi, certo addentro ma solo da comprimario uomo di fiducia dei vertici del Monte dei Paschi di Siena, e non invece altri? Il suicidio come risposta al disonore appartiene, per fortuna, a culture lontane geograficamente e storicamente dalla nostra. Non siamo giapponesi nè seguaci del codice cavalleresco. Ma pure quasi ogni giorno ci sono persone che si uccidono perchè non sopportano l’idea di essere debitori insolventi, o perchè non sono in grado di mantenere più la loro famiglia. Invece fra i potenti l’urgenza di preservare immacolata la propria reputazione non sembra scaldare troppo gli animi. Perduto è il sentimento della vergogna? Come mai? Finisce che a rimetterci siano figure secondarie come il povero responsabile delle pubbliche relazioni Rossi, vittima di una bugia colossale in cui è coinvolta buona parte della classe dirigente di Siena.

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