Germania, nasce il partito anti euro contro la Merkel

martedì, 12 marzo 2013

Angela Merkel è la grande favorita per le federali del 22 settembre, quando la cancelleria cercherà di ottenere uno storico terzo mandato alla guida della Germania. Nei sondaggi la coalizione liberal conservatrice che regna a Berlino dal 2009 è in realtà davanti di pochissimi punti rispetto all’opposizione progressista, ma in caso di sostanziale pareggio la Merkel potrebbe beneficiare di due opzioni: una nuova grande coalizione coi socialdemocratici oppure il primo esecutivo Cdu-Verdi. Sul percorso verso la cancelleria si è però stagliata una nuova ombra, che potenzialmente potrebbe anche essere molto pericolosa. E’ infatti in arrivo un nuovo partito anti euro che ha come proposta principale il ritorno all’amato D-Mark, il marco tedesco simbolo della rinascita economica e sociale della Germania distrutta dall’incubo nazista.

La nuova formazione politica si chiama Alternative für Deutschland, Alternativa per la Germania, e sarà fondata ufficialmente in un congresso a Berlino che si svolgerà il prossimo mese di aprile. Il partito si presenterà alle elezioni federali, e ieri a Francoforte sul Meno ha organizzato la sua prima iniziativa pubblica, davanti ad una platea di oltre mille persone. Tra i principali relatori c’era Konrad Adam, ex prestigiosa firma di Frankfurter Allgemeine Zeitung, il quotidiano conservatore più vicino alla Cdu di Angela Merkel. Alternativa per la Germania nasce proprio dalla ribellione alla politica europea della cancelleria scoppiata nei settori più conservatori dell’establishment tedesco, indignati per la messa in pericolo della ricchezza tedesca favorita dalla Merkel con i crediti internazionali concessi ai paesi in eurocrisi. Prima il salvataggio di Grecia, Portogallo ed Irlanda, e poi l’istituzione del fondo permanente salva euro Esm hanno scatenato un’ondata di indignazione sopratutto tra gli economisti liberali, guidati dal direttore dell’Istituto di Economia di Monaco di Baviera Hans-Werner Sinn.

La rottura del dogma dell’indipendenza della Banca centrale europea, che potrebbe intervenire in aiuto degli stati in difficoltà con il finanziamento del proprio debito, è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il nuovo partito si basa dunque da una parte sulla radicale opposizione al costoso europeismo della Merkel, dall’altra parte invece sulla nostalgia per l’amato marco tedesco, rimpianto, come dicono i sondaggi, dalla gran parte della popolazione teutonica. Alternativa per la Germania conta tra i suoi principali esponenti l’ex presidente della Confindustria tedesca Hans-Olaf Henkel. Henkel da ormai due anni interviene continuamente sulla stampa proponendo l’introduzione di due euro, uno per il Nord, l’altro per il Sud Europa. Un’idea tra l’altro lanciato nel nostro paese dal prof. Luigi Zingales.

Come rimarcano alcuni quotidiani, nel partito è presente un numero molto numeroso di accademici, di ispirazione liberale o conservatrice, che insegnano Economia nelle facoltà universitarie tedesche. Il carattere elitario e borghese del nuovo partito potrebbe rappresentare un difetto significativo per una formazione che, secondo i sondaggi, avrebbe un potenziale assai elevato di consenso, pari al 25%. Bisogna però sottolineare come finora il sistema politico tedesco, nonostante un proporzionale corretto solo da una soglia del 5%, abbia mostrato nei decenni una grande stabilità. Il bipolarismo incardinato sul confronto tra i conservatori cristiani della Cdu-Csu e i socialdemocratici della Spd, ha governato sia la Repubblica di Bonn che quella di Berlino, anche se negli ultimi decenni a sinistra si sono aggiunte due nuove formazioni, prima i Verdi figli della contestazione anti nucleare e poi la Die Linke.

Come da lezione eterna di Franz-Josep Strauss, il padre padrone della Csu bavarese, a destra dell’Union non è mai nata alcuna minaccia seria che minacciasse l’egemonia dei democristiani eredi di Adenauer sulla parte più conservatrice della società tedesca. Alternativa per la Germania potrebbe essere l’ennesimo flop, ma  in questo momento l’ostilità verso il Sud Europa “spendaccione” ed indebitato potrebbe generare consensi consistenti per una formazione capace di cavalcare questa rabbia. Ad onor del vero il tentativo dei liberali della Fdp di riposizionarsi come forza ai limiti dell’euroscetticismo, con tanto di quotidiani inviti alla Grecia ad abbandonare l’euro, è fallito in malo modo. Ennesimo segno di quanto sia difficile fare concorrenza a destra all’Union riferimento storico di Chiesa, grandi imprese e ceto medio tedesco.

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