Il salvataggio di Cipro affonda l’euro e lo spread italiano

lunedì, 18 marzo 2013

Dopo una trattativa lunga quasi un anno l’eurozona ha finalmente trovato lo scorso weekend un accordo con il governo cipriota per concedere i crediti internazionali necessari ad evitare la bancarotta dell’isola. Per la prima volta nella storia dei salvataggi dell’euro è stata decisa una compartecipazione dei privati allo sforzo della mano pubblica. Per arrivare ai 17 miliardi di euro previsti per risanare il sistema creditizio cipriota è stata infatti imposto un prelievo forzoso sui conti corrente delle banche dell’isola, dal quale dovranno arrivare 5,8 miliardi di euro che si aggiungeranno ai 10 miliardi di crediti stanziati dall’unione monetaria.

Il prelievo forzoso stabilito nella prima versione del piano di salvataggio è però draconiano. Ai conti correnti con meno di 100 mila euro sarà imposto un prelievo del 6,75%, mentre quelli con depositi con più di 100 mila euro dovranno pagare un’imposta del 9,9%. Questa misura ha fatto scattare il panico a Cipro, con migliaia di correntisti che vorrebbero portare via i loro soldi dalle banche. Il timore per una massiccia fuga di capitali, che farebbe sostanzialmente collassare il sistema creditizio, ha imposto al governo di Nicosia due misure; la prima è il prolungamento della chiusura degli istituti fino a martedì, con relativo blocco delle operazioni. La seconda è una rielaborazione del prelievo forzoso, visto che in Parlamento non ci sarebbero i voti per approvare una simile misura, assai iniqua dal punto di vista sociale. Secondo Reuters nella nuova versione  elaborata dal governo di Cipro il prelievo sui conti superiori ai 100 mila euro  ed inferiore ai 500 mila euro salirebbe al 10%, mentre quella per i depositi inferiori scenderebbe al 3%, con una nuova imposta al 15% per i conti corrente con più di 500 mila euro. L’eurogruppo ha dato la sua parziale benedizione a questa revisione, sottolineando come l’unico elemento che non dovrà cambiare è l’importo finale di 5,8 miliardi di euro da ottenere con l’imposizione straordinaria sui conti corrente. Secondo il Wall Street Journal era stato però proprio il presidente Anastasiades, conservatore appena eletto alla guida di Cipro, a voler punire i correntisti più piccoli per non perdere i tanti miliardari che depositano i loro soldi a Cipro, in particolare gli oligarchi russi. E da Mosca è subito arrivata la bocciatura della misura da parte di Vladimir Putin, definita ingiusta e pericolosa.

A Cipro una parte significativa dei depositi è in effetti di proprietà di straniera, circa il 37% secondo le stime della banca inglese Barclay’s. Il piano di salvataggio di Cipro, che ha palesato uno scenario argentino da massiccio bank run e collasso del sistema creditizio, ha fatto crollare l’euro sui mercati. Le Borse sono partite in modo molto negativo, e lo spread, il differenziale tra i titoli di stato dell’eurozona e le obbligazioni di riferimento, i Bund tedeschi, si è subito rialzato. Il quinto intervento dell’unione monetaria per salvare un suo stato membro è diventato così immediatamente il più controverso, anche per le paure del governo di Berlino. Ora il pacchetto di crediti internazionali dovrà essere approvato dai parlamenti nazionali, e se a Nicosia mancano i voti, non è detto che al Bundestag il percorso sarà più facile. Uno dei cinque saggi economici del governo tedesco, Peter Bofinger, indicato dai sindacati e vicino alla Spd, ha rimarcato come un simile intervento ponga in dubbio la stessa esistenza dell’eurozona. Visto il panico sui mercati, la Bce è subito intervenuta per rimarcare come il sistema bancario di Cipro non rischia alcun collasso, garantendo il proprio supporto.

 

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