La Germania guadagna dal ritorno dell’eurocrisi

venerdì, 29 marzo 2013

L’eurocrisi non provoca solo perdite. Nell’unione monetaria c’è anche anche chi guadagna dalle inquietudini che scatenano le turbolenze dei mercati. La Germania continua a trarne un profitto, visto che il costo del suo debito sta scendendo in modo costante da quando le elezioni politiche italiani hanno provocato una nuova ondata di difficoltà per l’unione monetaria, cristallizzatesi nella crisi di Cipro.

I tassi di rendimento dei titoli di stato di lungo periodo della Germania sono scesi ai valori più bassi degli ultimi otto mesi. I timori per perdite significative sugli investimenti dei paesi in eurocrisi più a rischio tornano a spingere i capitali verso il lido più sicuro dell’unione monetaria, i titoli di stato  della Germania. I Bund, le obbligazioni decennali dalle quali viene calcolato anche lo spread,  sono sempre più ricercati, e questo incremento di richieste provoca l’abbassamento dei loro rendimenti, scesi ai livelli di fine agosto. Ieri il tasso di interesse offerto dai Bund era pari all’1,25%, in calo rispetto alla chiusura di mercoledì a 1,278. Un valore sempre più basso, il record da otto mesi a questo parte, che testimonia come la divergenza finanziaria dell’eurozona, il vero problema di questa crisi, sia tornata a minacciare l’integrità dell’unione monetaria.Come già si è verificato nel recente passato, la Germania guadagna dalle difficoltà altrui; il costo del suo debito scende, così da garantire al governo maggiori risorse. Allo stesso tempo il suo sistema creditizio ed il suo settore economico riescono a finanziarsi costi più bassi. Elementi che aumentano la divergenza non solo nel mercato dei capitali, ma anche nella cosiddetta economia reale.

Il ritorno dei Bund tedeschi ai valori dell’agosto scorso è un pessimo segnale, visto che proprio alla fine del mese estivo partì il cosiddetto “effetto Draghi”, che ha permesso di contenere la crisi, quantomeno sui mercati finanziari. Nonostante l’aggravarsi della recessione, nei mesi scorsi i rendimenti dei titoli di stato dei paesi in eurocrisi erano infatti calati. Le difficoltà economiche non permettono agli stati di essere più credibili sul loro debito rispetto alle esigenze degli investitori, che però erano stati rassicurati dalla Banca centrale europea. La Bce aveva garantito per le finanze pubbliche dei paesi in eurocrisi, convincendo così gli investitori sull’inutilità di scommettere sul fallimento dell’unione monetaria.

L’ultimo mese però è stato l’ennesimo campanello d’allarme sulla profondità dell’eurocrisi. Prima il caos uscito dalle elezioni italiane, e poi il controverso salvataggio di Cipro hanno reso inquieti i mercati. Il ritorno in massa verso i Bund tedeschi sottolinea una situazione di tensione che potrebbe diventare alla lunga esplosiva: una divergenza così marcata del costo del debito tra i paesi membri rende insostenibile un’unione monetaria.

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