La Corte Costituzionale del Portogallo boccia l’austerità della Troika

sabato, 6 aprile 2013

La Corte costituzionale del Portogallo ha inferto un durissimo colpo alla Troika ed al governo conservatore di Pedro Passos Coelho, bocciando alcune delle misure contenute nel pacchetto di austerità approvato al fine di ottenere i crediti internazionali. La sentenza stabilisce che il taglio delle retribuzioni dei lavoratori pubblici e dei pensionati, lasciando invariati gli altri redditi, viola il principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione lusitana. Allo stesso tempo è stata bocciata una nuova imposta sui disoccupati, perchè il governo non ha il potere di introdurre misure che generino eccessiva sofferenza.

La sentenza della Corte costituzionale non è stata commentata dalla Commissione europea o da altri esponenti della Troika, ma ha subito portato ad una seduta di crisi del governo. L’esecutivo di Pedro Passos Coelho dovrà ora trovare una cifra compresa tra gli 860 milioni di euro ed 1 miliardo e 300 milioni di euro per colmare il buco di bilancio creato dalla decisione dei massimi magistrati lusitani. In base agli accordi presi con i creditori internazionali, Ue, Bce e Troika, il governo deve abbassare il deficit del 2013 dal 6,4% del 2012 al 5,5% del 2013, al fine di centrare l’obiettivo del 3% imposto dai trattati europei. Se questi parametri non saranno rispettati, la Troika avrà la facoltà di sospendere i prestiti, il cui ammontare totale è pari a 78 miliardi di euro. Il salvataggio del Portogallo è stato effettuato nella primavera del 2011, quando il governo di Lisbona, allora guidato dai socialisti, fu costretto ad uscire dai mercati internazionali a causa dell’esplosione del costo del suo debito.

Le misure bocciate dalla Corte costituzionale lusitana erano particolarmente severe: i lavoratori pubblici avevano subito la decurtazione completa di una delle quattordici mensilità che ricevono ogni mese. Le pensioni dei dipendenti statali erano invece state tagliate del 6,4%. Anche il presidente conservatore del Portogallo, Aníbal Cavaco Silva, aveva aderito alla petizione alla Corte costituzionale promossa dall’opposizione socialista, che ora ha chiesto le dimissioni del premier Passos Coehlo. Nell’ultimo anno l’economia lusitana si è contratta del 5%, e la disoccupazione è salita al 17%, anche a causa dell’austerità imposta dal governo. Il governo portoghese ora dovrà decidere se proseguire sulla strada del rigore, oppure cercare di ottenere qualche misura di sollievo da parte dell’Unione europea. Negli ultimi mesi i vertici comunitari hanno allentato il rigore imposto dallo scoppio della crisi dei debiti sovrani, ma a Lisbona nei mesi scorsi è stato rimarcato come un indebitamento del 124% sul Pil, vicino a quello italiano, sia insostenibile nel lungo periodo.

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