La Zanzara di Cruciani alla perenne ricerca del becero

martedì, 9 aprile 2013

Questo articolo è uscito su “Vanity Fair”.
Sarà perché amo le libellule, benefiche divoratrici ogni giorno di migliaia di larve di zanzara per ciascuna; e in Monferrato sono tra i fondatori di un’associazione La Libellula che ha già conseguito discreti risultati nella bonifica del territorio infestato da quegli insetti pericolosi. Sarà invece che il mio giornalismo tradizionalista è intriso di diffidenza entomologica nei confronti delle varietà Vespa, Grillo e Zanzara. Ma devo confessare, e me ne scuso, una discreta antipatia per la trasmissione radiofonica più di successo del momento, trasmessa ogni giorno da Radio 24 e condotta da Giuseppe Cruciani con la collaborazione di David Parenzo.
Il programma in questione ha scelto di chiamarsi La Zanzara, è chiaro, come voluta esibizione del proprio intento disturbatorio. Confidando che di questi tempi le molestie inflitte in forma di sfottò ai personaggi della classe dirigente raggiunti per telefono o portati al microfono, risultino invece graditissime al vasto pubblico degli indignati radioascoltatori. Ottima scelta di marketing, non c’è che dire, applicata con bravura degna dei bravi miliziani resi celebri da Alessandro Manzoni.
Fatto sta che ormai quasi ogni giorno le imprese di codesti bravi trovano spazio crescente nelle pagine politiche dei nostri giornali: sarà l’invidia per il loro successo a motivare la mia diffidenza? Spero di no, e allora cerco di spiegarvela diversamente.
Come è noto Cruciani e Parenzo, insieme al loro imitatore di fiducia, la settimana scorsa hanno quasi provocato una crisi istituzionale profittando dell’ingenuità del costituzionalista Valerio Onida, raggiunto dalla telefonata di una falsa Margherita Hack e lasciatosi andare alla confidenza nonostante che il presidente Napoletano l’abbia inserito nel famoso Comitato dei Saggi. Ne è seguito un dibattito sulla liceità del loro comportamento, oltre che sulla reale utilità dei Saggi, in cui sono poco interessato a dire la mia. Assai di più mi preme chiedermi di che cosa vada in cerca La Zanzara nella sua infaticabile caccia quotidiana. La risposta è: attraverso le loro punture vanno in cerca del peggio. Si prodigano cioè per estrarre da ciascuna delle loro vittime (che come vedremo sempre più spesso –anche se non è il caso di Onida- si trasformano in complici) gli umori, il gergo, gli argomenti più beceri che si possano concepire nel dibattito pubblico.
Conosco il meccanismo perché da sempre si applica pure alle trasmissioni televisive fondate sul confronto fra punti di vista differenti. Se tu scegli di invitare certi personaggi, hai la garanzia di una contrapposizione esasperata, talora caricaturale, che innalza la temperatura dello show abbassandone il livello. La nobile pratica della disputa intellettuale trasmuta allora nella più ovvia grevità paradossale. E la manda in vacca. Sta al conduttore la valutazione di quando e come ciò gli convenga, e se sia consono al profilo editoriale cui aspira.
Nel caso della Zanzara, da tempo ho notato che si va per l’appunto alla ricerca del bieco, rasentando l’osceno. Cruciani e Parenzo hanno ormai selezionato con casting malizioso e sapiente un campionario di “mostri” consenzienti, ben consapevoli di ciò che gli si richiede e volentieri disposti a concederlo. Non farò i nomi perché li conoscete benissimo: sono prescelti col criterio di spararle grosse, se possibile in cattivo italiano con scivolate nel turpiloquio. Bzzzzzz, grattiamoci tutti! Evviva il giornalismo degli insetti!

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