Che un poco di buono pluri-imputato e prescritto e condannato si permetta di lanciare minacce di piazza contro l’eventualità di Romano Prodi al Quirinale, è un paradosso che divrebbe inorgoglire quest’ultimo ma che non possiamo lasciar passare sotto silenzio. Il fondatore dell’Ulivo, dal riconosciuto prestigio internazionale, è un esponente cattolico mai sfiorato dal sospetto di aver fatto politica per tornaconto personale. Neanche i suoi più acerrimi avversari avanzano insinuazioni sulla sua onestà, ma sono disposti perfino a mettere da parte il loro anticomunismo viscerale pur di considerarlo più pericoloso di un D’Alema o di un Violante. Un’indegnità cui il Pd in prima persona dovrebbe reagire all’unisono.