L’errore di calcolo di un celebre studio sui vantaggi dell’austerità

mercoledì, 17 aprile 2013

La crisi finanziaria scoppiata a fine 2008 e mai veramente risoltasi nel mondo occidentale ha generato negli ultimi anni un vivace dibattito accademico tra gli economisti. Alcuni studi, come il già citato lavoro di Alberto Alesina criticato da Paul Krugman, sono stati presi a riferimento dai leader politici conservatori per rimarcare i perniciosi effetti di un eccessivo aumento del debito pubblico, al fine di sottolineare i vantaggi dell’austerità. Uno dei più autorevoli lavori sugli effetti negativi del debito pubblico sulla crescita è stato realizzato da due altri economisti di Harvard, Kenneth Rogoff e Carmen Reinhart, che nel 2010 avevano indicato in un rapporto del 90%  sul Prodotto interno lordo la soglia massima di indebitamento sostenibile per un paese. Le economie oberate da un debito pubblico superiore al 90% avrebbero subito effetti molto negativi sulla crescita, e questo risultato accademico è stato spesso citato nel dibattito politico. Questo studio era stato citato esplicitamente dal budget dei repubblicani che voleva tagliare la previdenza e la sanità pubblica al fine di far tornare a crescere gli Stati Uniti.

In questi giorni però un nuovo lavoro ha messo seriamente in discussione i dati del lavoro di Rogoff e Rheinart, autori tra l’altro di un fortunato libro, “Questa volta è differente”, che racconta la storia economica degli ultimi secoli attraverso il prisma del debito. Il paper dei due economisti, “Gowth in a time of debt”, aveva evidenziato che oltre la soglia del 90% di indebitamento un’economia tendeva a contrarsi dello 0,1%. Uno studio dell’università del Massachusetts ha però scoperto alcune significativa tare metodologiche dell’analisi di Rogoff e Rheinart. Il tasso reale di crescita medio annuo dei Paesi con un rapporto debito/Pil superiore al 90% “è in realtà al 2,2%, non -0,1%”, come sostengono i due professori di Harvard. “Errori di codifica, esclusioni selettive di dati disponibili e una ponderazione non convenzionale portano a errori gravi che rappresentano in modo non accurato la relazione tra debito e Pil nei 20 Stati più avanzati dopo la seconda guerra mondiale”, scrivono nel loro studio Thomas Herndon, Michael Ash e Robert Pollin.

L’economista Mike Konczal, che aveva già criticato lo studio di Alesina, ha pubblicato sul suo sito gli errori di calcolo fatti con Excel da Rogoff e Rheinart, uno dei problemi del loro studio, come potete vedere da questa immagine. Come rimarca il Wall Street Journal, la disputa da accademica si è trasformata in politica, vista la significativa influenza dello studio di Rogoff sul debito pubblico. Gli autori hanno risposto alle critiche, rimarcando come le conclusioni tratte dagli economisti dell’Università del Massachusetts in realtà confermino il loro lavoro. La risposta di Rogoff e Rheinart è stata giudicata molto debole dai loro critici, ed è assai probabile che il dibattito, ormai tracimato dalla semplice sfera accademica, prosegua nei prossimi giorni e settimane.

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