La disfatta politica di Bersani: chi gliel’ha fatta fare? Ora si dimetta

giovedì, 18 aprile 2013

Chi come me l’ha votato alle primarie del centrosinistra, pur non lesinandogli pubbliche critiche, ha il dovere di chiedersi quale logica perversa abbia guidato Pierluigi Bersani a sbattere clamorosamente, prima perdendo milioni di voti e poi perdendo anche la faccia. Vi ricordate il fastidioso termine “ditta” con cui Bersani amava chiamare il partito, lasciando intendere che per lui vi è continuità diretta fra il gruppo dirigente del Pci e la nomenclatura attuale, fra il dalemismo di prima e il Penati di ieri fino all’Errani di oggi? Ebbene, nella logica spartitoria che aveva finto di voler superare, Bersani considera ancora il Pd una spa di cui gli ex-Pci sono azionisti insieme agli ex-Dc. Roba vecchia, l’idea dell’Ulivo calpestata dal pragmatismo con tendenze congenite all’affarismo e con spregio totale della democrazia interna al partito. La modalità con cui Bersani ha privilegiato il rapporto con Berlusconi fa parte di questa mentalità vetusta: l’idea che prima di tutto venga la salvaguardia del proprio gruppo d’appartenenza. Pessimo, ci ha defraudato, è venuto meno alle sue prerogative.
Insieme a Franco Marini mi auguro che per coerenza ora lasci al più presto anche Bersani.

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