Laura Boldrini denuncia la violenza del web

venerdì, 3 maggio 2013

Laura Boldrini denuncia  le continue e gravissime minacce che riceve via web da ormai un mese in un colloquio con Concita De Gregorio su “La Repubblica”. La presidente della Camera rimarca di aver subito migliaia di mail o messaggi su Facebook dal contenuto molto violento: minacce di morte, di stupro, di violenze fisiche indicibili, corredate da fotografie di donne uccise in modo brutale. Questo genere di minacce sono iniziate da poco tempo. L’episodio che ha scatenato la valanga di rabbia ed odio contro Laura Boldrini si è scatenata dopo la sua visita alla comunità ebraica, il 12 aprile scorso. In quell’occasione, incontrando i dirigenti della comunità, la presidente della Camera  ha sottolineato la necessità di “ripristinare il rigore della legge Mancino” a proposito dell’incitamento al razzismo e all’odio razziale su web. Pochi giorni prima, l’8 aprile, i quattro gestori di Stormfront, sito web neonazista, sono stati condannati per antisemitismo. Su quel sito era stata lanciata una lista di proscrizione contro gli ebrei che “comandano” in Italia, tra cui c’era anche Gad Lerner. La decisione contro Stormfront rappresenta la  prima sentenza che riconosce un’associazione a delinquere via web: a quella si richiamava Boldrini nel suo discorso alla comunità.

Da quel giorno, racconta la De Gregorio,  è partita la valanga.” Il sito “Tutti i crimini degli immigrati” associa il volto del presidente della Camera alle notizie di reati commessi da cittadini stranieri. “Resistenza Nazionale”, “Fronte Nazionale”, “MultiKulti” e altri indirizzi web diffondono. Poi i fotomontaggi, e le minacce. Dal 28 aprile, dopo la sparatoria davanti a palazzo Chigi, hanno iniziato a circolare centinaia di messaggi dal contenuto sempre più violento. ” Per Laura Boldrini gli attacchi ricevuti palesano due problemi da affrontare. Il primo è la violenza della nostra società contro le donne. Il secondo è come trattare i reati commessi via web. La rimozione di contenuti violenti dai siti rappresenta un elemento da sempre controverso, visto che infrange uno dei dogmi della rete, la sua assoluta o quasi libertà. ” Ma non ho paura io, adesso, di aprire un fronte di battaglia, se necessario. Daremo visibilità a un gruppo di fanatici? Sì, è vero. Ma non sono pochi, sono migliaia e migliaia, crescono ogni giorno e costituiscono una porzione del Paese che non possiamo ignorare: c’è e dobbiamo combatterla. Non posso denunciarli tutti individualmente: è un’arma spuntata, la giustizia cammina lentamente al cospetto della Rete, quando arriva la minaccia è già altrove, moltiplicata per mille. Quando una donna riveste incarichi pubblici si scatena contro di lei l’aggressione sessista: che sia apparentemente innocua, semplice gossip, o violenta, assume sempre la forma di minaccia sessuale, usa un lessico che parla di umiliazioni e di sottomissioni. E questa davvero è una questione grande, diffusa, collettiva. Non bisogna più aver paura di dire che è una cultura sotterranea in qualche forma condivisa. Io dico: un’emergenza, in Italia. Perché le donne muoiono per mano degli uomini ogni giorno, ed è in fondo considerata sempre una fatalità, un incidente, un raptus. Se questo accade è anche – non solo, ma anche – perché chi poteva farlo non ha mai sollevato con vigore il tema al livello più alto, quello istituzionale. Dunque facciamolo, finalmente”.

L’allarme per la censura della rete era già stato lanciato quando lo staff della Boldrini aveva segnalato alla polizia postale il responsabile del sito che aveva pubblicato la falsa immagine della presidente della Camera ritratta nuda su una spiaggia. Un tipo di aggressione che è poi è esplosa nelle settimane successive, diventando sempre più violenta. La Boldrini rimarca alla De Gregorio come questo tipo di violenza debba essere affrontato, perché la rete è realtà e non un luogo dove tutto possa essere tollerato. “Abbiamo due agenti della polizia postale, due, che lavorano alla Camera, distaccati qui a vigilare sulle moltissime violazioni di cui un luogo istituzionale come questo può essere oggetto. C’è stato il caso della parlamentare del Movimento Cinque Stelle di cui è stata violata la posta personale. C’è il caso di una deputata oggi ministra che non ha più potuto accedere ai suoi social network e teme che a suo nome si possano divulgare messaggi non suoi. Poi ci sono le minacce di morte nei miei confronti. Tutte donne, lo dico come dato di cronaca. So bene che la questione del controllo del web è delicatissima. Non per questo non dobbiamo porcela. Mi domando se sia giusto che una minaccia di morte che avviene in forma diretta, o attraverso una scritta sul muro sia considerata in modo diverso dalla stessa minaccia via web. Me lo domando, chiedo che si apra una discussione serena e seria. Se il web è vita reale, e lo è, se produce effetti reali, e li produce, allora non possiamo più considerare meno rilevante quel che accade in Rete rispetto a quel che succede per strada.”

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