Dialogo con Civati, facciamo subito il congresso Pd

domenica, 5 maggio 2013

Condivido l’attuale posizione politica di Pippo Civati (non fu sempre così nel passato, dal renzismo in poi ne ha fatti anche lui di zigzag) quando critica nel merito e nel metodo l’alleanza di governo Pd-Pdl. Mi piace anche la sua esplicita ambizione, coltivata con una militanza continuativa dentro al partito di cui vuole legittimamente diventare segretario: bravo chi lo dice chiaro, in Italia si usa troppo poco. Spero quindi che sia d’accordo anche lui a non menare troppo il can per l’aia e fare in modo che il prossimo sabato 11 maggio l’Assemblea nazionale del Pd fissi entro luglio la data del congresso. Facciamo in modo cioè che gli iscritti possano esprimersi in tempi non anestetizzati. La materia su cui confrontarsi è già fin troppo chiara. Rispondere al malcontento della base e far tornare protagonista un partito dato per morto è possibile solo se non si inventeranno ostacoli procedurali, tempistiche inutilmente dilazionate, manfrine inutili. Può darsi che il governo Letta ne risenta? Sì, può darsi. Può darsi che molti attuali dirigenti non vengano riconfermati. Probabile. Dovremo scegliere un nome di segretario legandolo a una linea politica precisa? Finalmente. Lo si può fare tranquillamente in meno di due mesi. Così funziona la democrazia dei partiti, almeno in occidente.

Ecco la risposta di Pippo Civati pubblicata sul suo blog

Facciamolo subito, questo benedetto Congresso Pd

Gad Lerner mi scrive e mi pare che il modo in cui lo fa sia così comprensibile da rendere ancora più incomprensibili tutte le altre soluzioni di cui si sta parlando. Speriamo che legga qualcun altro, prima che sia troppo tardi.

P.S.: caro Gad, per la precisione, non sono mai stato «renziano» (nel bene o nel male). Con Renzi abbiamo fatto la prima Leopolda, insieme. E sembra passato un secolo.

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