Peccato presidente Grasso, lei ha detto una castroneria

mercoledì, 8 maggio 2013

Con tutto il rispetto, esprimendosi su una questione complessa qual è la riforma necessaria delle nostre normative sulla naturalizzazione dei cittadini stranieri, il presidente del Senato, Pietro Grasso, ieri si è lasciato scappare una vera e propria castroneria: “Non possiamo fare in modo che l’Italia diventi il Paese dove sbarcano le puerpere soltanto per far ottenere la cittadinanza italiana ai figli”. La pregherei di riflettere. Cosa ci guadagna, in prestigio e credibilità, a mettersi sulla scia degli allarmisti che già in passato blateravano di invasione, tsunami, esodo biblico, sparando cifre di centinaia di migliaia se non milioni di migranti in procinto di invadere la nostra penisola? Provi a tradurre in numeri la sua boutade: crede davvero che il fenomeno delle donne incinte incolonnate a varcare illegalmente le nostre frontiere al fine di partorire sul suolo patrio potrebbe assumere una significativa rilevanza statistica? Suvvia, si ricordi che lei è la seconda carica dello Stato, dovrebbe misurare le sue affermazioni. Nè l’assolve il fatto che analoga castroneria avesse proferito in televisione, da Fabio Fazio, l’anno scorso, il ministro degli Interni, Annamaria Cancellieri. Questa dell’Italia ricettacolo di puerpere straniere è solo una volgare grossolanità che non le si addice.
Dietro la generica affermazione del principio dello “ius soli” -come ben spiega su “La Stampa” oggi una vera esperta qual è Giovanna Zincone- si manifestano diverse opzioni e articolazioni da modulare sotto forma di norme razionali. L’unico fatto certo è che siamo il paese più ottusamente severo nel complicare la vita degli stranieri residenti a lungo, spesso per una vita intera, sul territorio nazionale senza alcuna certezza del diritto nella loro naturalizzazione.

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