Beppe Grillo si fa la campagna elettorale con la paghetta

martedì, 14 maggio 2013

Ormai è chiaro che a Beppe Grillo non interessa cambiare l’Italia ma solo aumentare le percentuali del suo M5S, collezionare vittorie elettorali. La sua unica promessa, ora che ha ripreso a fare comizi in vista delle amministrative del 26 maggio prossimo, è quella di raggiungere il 30% dei voti alle prossime elezioni politiche. Di voto in voto, e nel frattempo l’Italia si arrangi. Per lui la nascita del governo dell’inciucio non è una disgrazia ma un vantaggio. Bada alla sua convenienza. Ciò spiega anche la sua insistenza su un tema apparentemente marginale come la diaria dei parlamentari, pedine che candida, sottomette e bistratta considerandoli alla fine insignificanti. Non gliene importa nulla di delegittimarli e di subire emorragie, anzi, ritiene di poter volgere a proprio vantaggio anche eventuali scissioni di infedeli: buone per dimostrare la sua capacità di restare “puro” in un panorama in cui i deboli si lasciano tentare dalla carriera e dal denaro. Ecco spiegata la noiosissima controversia sulla diaria rendicontata o meno -stiamo parlando di qualche centinaio di euro cadauno- a cui dedica buona parte dei suoi comizi. Lui che gode di un reddito milionario può permettersi di gridare “vaffanculo i soldi” esattamente come Berlusconi è riuscito a retrocedere la propria enorme ricchezza a elemento secondario nelle scelte degli elettori che gli si affidano come unico capo credibile per il nostro disgraziato paese. Vi ricordate quando prometteva di essere il promotore di una nuova classe dirigente alternativa a quella dei partiti? Ora è pronto a calpestare i suoi stessi eletti per un pugno di voti in più

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