Mucchetti: Berlusconi venda le aziende per restare in Parlamento

venerdì, 24 maggio 2013

L’ineleggibilità di Silvio Berlusconi è un tema che divide il Partito democratico. La norma del 1957 prevede l’incompatibilità tra il titolare di una concessione pubblica e l’incarico di parlamentare, ma la Giunta delle elezioni della Camera dei Deputati, anche quando la maggioranza spettava al centrosinistra, ha giudicato il leader del Pdl e patron di Mediaset come eleggibile. Il MoVimento 5 Stelle ha rilanciato la questione dell’ineleggibilità nelle ultime settimane, ed una parte, seppure minoritaria a quanto sembra, del Pd sarebbe tentato di votare insieme ai senatori del M5S. Oggi su “La Repubblica” il capogruppo della Commissione Industria di Palazzo Madama, l’ex vicedirettore del “Corriere della Sera” Massimo Mucchetti, propone una nuova normativa per risolvere sia il problema dell’ineleggibilità che il conflitto di interessi. Un disegno di legge che secondo il senatore del Partito democratico potrebbe trovare anche il consenso del Pdl.

Massimo Mucchetti illustra la sua proposta di legge partendo dal fatto che Berlusconi, alla luce della normativa del 1957, sia in realtà eleggibile come già deciso dal Parlamento nelle legislature passate. “Berlusconi è eleggibile con l’attuale norma, che tuttavia non è più adeguata ai tempi. La posizione reale di Berlusconi è quella di un parlamentare che si trova in una situazione di conflitto di interesse radicale, essendo lui e la sua famiglia azionisti di controllo di una società che ha in uso un bene pubblico scarso, le frequenze radio, tramite un contratto con lo Stato. Ma l’articolo 10 della legge 361 del 1957 individua il conflitto d’interesse in capo agli esponenti aziendali ma non agli azionisti. La titolarità “in proprio” è stata intesa come riferita alla persona fisica o alle imprese interamente possedute dalla persona. Era l’Italia del 1957. Quando le autostrade e le telecomunicazioni appartenevano all’Iri; la tv commerciale era di là da venire, le Poste e le Ferrovie erano direzioni ministeriali. Un’Italia del tutto diversa”.

Mucchetti, alla luce della scarsa applicabilità della normativa sull’incompatibilità tra titolare di concessione pubblica e incarico di parlamentare alla realtà attuale, propone una riscrittura della disciplina.  “Io propongo: riscriviamo la norma. E nel riscriverla teniamo conto dei due diritti garantiti dalla Costituzione: il diritto di proprietà e il diritto all’elettorato passivo, alla luce della più generale esigenza che il  mandato parlamentare sia esercitato senza l’ombra di interessi personali in conflitto con quelli dello Stato”. Silvio Berlusconi dovrebbe così scegliere tra il possesso delle sue aziende ed il suo incarico di senatore o deputato. “Il problema non è di cacciare Berlusconi dal Parlamento, anche perché il Cavaliere non cesserebbe con questo di essere un leader politico influente tanto quanto lo è Grillo, che in Parlamento non ci sta. Ma gli eletti del popolo che vengano a trovarsi in conflitto di interesse, devono scegliere se conservare il mandato parlamentare – rimuovendo in radice la causa del conflitto, e dunque vendendo a soggetti certamente terzi la partecipazione di controllo – o rassegnarsi a lasciare il mandato parlamentare. Il Cavaliere oggi è incompatibile”.

 

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