I derivati del Piemonte comprati senza sapere l’inglese

sabato, 6 luglio 2013

Negli ultimi anni di boom del credito a basso costo prima della grande crisi gli enti locali del nostro paese hanno spesso acquisito strumenti finanziari per proteggersi dai rischi e tentare di sfruttare le opportunità offerte dai prodotti più innovativi delle banche. E’ il caso della Regione Piemonte, che all’epoca della giunta Bresso, nel 2006, lanciò un’emissione obbligazionaria da 1,85 miliardi di euro. Per coprirsi finanziariamente l’amministrazione regionale stipulò dei contratti derivati insieme a tre banche, Merrill Lynch, Intesa Sanpaolo e Dexia, che nel corso degli anni hanno però provocato delle forti perdite. La Regione Piemonte a  aveva avviato un contenzioso sui derivati e deciso la sospensione in autotutela degli atti che portarono alla stipula di questi contratti finanziari.

Il Tar del Piemonte si è dichiarato incompetente, ed in questi mesi è in corso una disputa davanti alla magistratura britannica. Oggi “La Stampa” rivela una delle tesi della difesa, che rimarca, anche con toni surreali, lo spirito del tempo degli anni nei quali gli enti locali giocavano con la finanza. Gli avvocati della Regione hanno infatti rivelato come il funzionario che firmò i contratti con le due banche non sapeva l’inglese, e di conseguenza non era in grado di capire la natura del derivato che stava sottoscrivendo. Secondo la linea difensiva del Piemonte il capo della finanza dell’amministrazione Bresso aveva conoscenze così limitate della lingua del mondo degli affari da giustificare poi il comportamento della Regione, che dal 2012 ha smesso di pagare le banche. L’attuale assessore al Bilancio, Gilberto Pichetto Fratin,conferma: “I nostri avvocati hanno citato una serie di motivazioni che hanno determinato l’autotutela”.  Con Merrill Lynch il Piemonte ha trovato un accordo stragiudiziale, mentre il caso prosegue con le altre due banche, Intesa e Dexia.

Come spiega il Sole 24 Ore, nel 2006 la Regione, allora guidata dalla Giunta di centrosinistra guidata da Mercedes Bresso, mette in campo un’emissione obbligazionaria da 1,85 miliardi di euro in forma bullet, che prevede il rimborso a scadenza in soluzione unica. Per questo tipo di obbligazioni, allora possibili, la legge imponeva la costituzione di fondi o di swap di ammortamento: nasceva proprio da qui la decisione di sottoscrivere i derivati per accantonare periodicamente le somme necessarie al rimborso (amortising swap), per mettersi al riparo dalle dinamiche di tasso (interest rate swap) e per proteggere le banche dal rischio Italia (credit default swap), i cui contratti sono stati firmati .

 

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