Savona: abbattere il debito pubblico con il consolidamento

mercoledì, 10 luglio 2013

Il debito pubblico, che ha superato i 2 mila miliardi di euro e che ora viaggia verso il 130% del Prodotto interno lordo, rimane il problema più significativo del nostro paese. Il recente declassamento dell’Italia deciso da Standard & Poor’s evidenza quanto sia difficile sostenere una simile mole di debito in condizioni di crescita così bassa. L’ex ministro del Tesoro Paolo Savona, attuale presidente del Fondo interbancario di tutela dei depositi, rilancia la sua proposta di rapido consolidamento al fine di abbattere il debito pubblico italiano. L’idea di Savona, illustrata in un’intervista pubblica oggi dal “Corriere della Sera”, si basa su quattro pilastri. Il primo è il mantenimento di un avanzo primario, ovvero che le entrate siano maggiori delle uscite al netto degli interessi sul debito, per garantire al nostro paese la possibilità di uscire dai mercati dei capitali. Il secondo pilastro è la rimodulazione delle scadenze dei titoli di stato, determinando nuovi tassi di interesse. Ogni obbligazione emessa dal Tesoro  e non ancora scaduta avrebbe una durata di sette anni. Il terzo pilastro invece è lo stop all’indebitamento che una simile operazione garantirebbe: dopo la rimodulazione dei titoli di stato il nostro paese non avrebbe più bisogno di finanziarsi attraverso la collocazione di nuovi bond. Infine, come dice lo stesso Savona, ”  per ogni mille euro di valore nominale di emissione di ciascun titolo oggetto del provvedimento sarebbe assegnato uno warrant negoziabile sul mercato durante i sette anni di vita del titolo sia per trarre un beneficio monetario immediato sia per opzionare i beni e le attività finanziarie messi a disposizione dallo Stato”.

Savona spiega così al “Corriere” il funzionamento della sua proposta, una sorta di “default pilotato”, che però potrebbe essere accettato dagli investitori che detengono i titoli di stato emessi dal Tesoro.  I risparmiatori accetterebbero il consolidamento “perché sarebbe ben remunerato e acquisirebbe anche il warrant negoziabile sul mercato, cioè il diritto di beneficiare di vantaggi monetari cedendolo o di acquistare l’asset pubblico sottostante posto a garanzia che con la valorizzazione potrebbe essere molto appetibile”. L’economista riconosce come la sua idea sia un’operazione finanziaria senza precedenti, che potrebbe trovare molti ostacoli da parte della burocrazia, e non solo bisognerebbe aggiungere. La maggior parte del nostro debito domestico è detenuto dalle banche italiane, e il blocco dei titoli di stato imporrebbe una svalutazione nei loro bilanci che probabilmente renderebbero ancora più acute le sofferenze del sistema creditizio del nostro paese Per Savona un percorso di simile percorso di consolidamento, garantito dal pareggio di bilancio, potrebbe però ridurre significativamente il nostro debito, e garantirebbe nell’immediato consistenti risparmi sui tassi di interesse, nell’ordine dei 30 miliardi di euro l’anno, che potrebbero investiti in misure di stimolo economico come il taglio del costo del lavoro. ” Bisogna però sapere che questo non basta se poi si continua a fare deficit. Invece, col consolidamento che impone il ritiro dal mercato delle emissioni di nuovi titoli ci vuole il pareggio di bilancio e il problema del debito si avvia a una soluzione strutturale. Per attuarlo occorrono politici e tecnici coraggiosi e non cinici, ossia che non tollerino una disoccupazione che superi perfino i livelli attuali”.

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