La crisi fa bene ai paradisi fiscali

sabato, 13 luglio 2013

La crisi ha fatto aumentare il trasferimento delle ricchezze verso i paradisi fiscali, e l’Italia è il paese europeo ad avere il primato di evasione fiscale. Secondo le stime di Tax Research in Italia sono stati evasi o elusi 180 miliardi di euro, una cifra superiore alla doppia cifra dell’intera ricchezza nazionale prodotta. Le tasse perse in Europa sono pari a circa mille miliardi euro: 860 sfumano per l’evasione, 150 invece per l’elusione secondo lo studio di Tax Reasearch. La crisi, come riportano i dati pubblicati dal “Sole 24 Ore” di oggi, ha accelerato lo spostamento dei capitali verso i paesi dove è possibile sfruttare una tassazione assai inferiore, ed una protezione sul proprio patrimonio mobiliare sicuramente superiore. Come rimarca uno studio del Boston Consulting Group, nei tre principali paradisi fiscali che si trovano in Europa, Lussemburgo, Montecarlo e Svizzera, sono custodite somme che arrivano a 8500 miliardi di euro, una cifra pari al Pil di Germania, Francia ed Italia, e poco distante dalla metà dell’intera ricchezza lorda prodotta dalla UE.

Secondo le stime di Boston Consulting Group, che tengono in conto solo delle ricchezze mobiliari e non di asset come case o yacht acquisiti in questi paradisi fiscali, la crisi ha accelerato il processo di trasferimento dei capitali. Solo nel 2011 la quota di soldi evasi ed elusi spostati all’estero verso i lidi protetti dell’offshore è cresciuta del 6%, una tendenza destinata a rafforzarsi anche nei prossimi anni.  Il rapporto della società di consulenza americana colloca la Svizzera come il paradiso fiscale preferito del pianeta, con 2200 miliardi di dollari, seguita da Hong Kong e Singapore. Il Lussemburgo è all’ottavo posto con 700 miliardi di dollari, preceduto dalle varie isole, britanniche o caraibiche, che negli ultimi decenni si sono specializzate nelle società di comodo create per non pagare le tasse. Anche l’Irlanda e la Gran Bretagna si collocano in una posizione alta della classifica, grazie ai meccanismi di trasferimento utilizzati dalle multinazionali per tassare i profitti nei paesi a bassa imposizione fiscale, e le perdite in quelli con un forte carico tributario.

Come rimarca il “Sole 24 Ore”, le somme citate dagli studi così come i recenti casi di cronaca giudiziaria del nostro paese evidenziano come l’evasione fiscale sia ormai un fenomeno di massa. Se fino a qualche decennio fa lo spostamento delle ricchezze nei lidi offshore era una peculiarità dei super ricchi, ora invece è sempre più diffusa anche nelle fasce medio-alte. I principali paesi del mondo, riuniti nel G8 e nel G20, hanno dichiarato guerra all’evasione fiscale, in particolar modo concentrandosi sulle pratiche di spostamento delle ricchezze messe in pratica dalle grandi aziende. Uno studio di un’organizzazione francese ha evidenziato come le 50 maggiori imprese europee abbiano filiali presenti in modo assolutamente non proporzionato nei paesi dove la tassazione è favorevole, come Irlanda, Paesi Bassi o Lussemburgo, solo per citare gli stati membri dell’Ue. Lo studio ha inoltre rimarcato come colossi del sistema creditizio continentale come Deutsche Bank o Société Générale realizzino una percentuale significativa dei loro profitti in poche filiali concentrate in paradisi offshore come Hong Kong o le isole di Labuan della Malesia.

I commenti sono chiusi.

I commenti di questo blog sono sotto monitoraggio delle Autorità. Ti preghiamo di mantenere i toni della discussione entro i limiti di buona educazione e netiquette in essere come regole del blog. Inoltre usa con moderazione i seguenti comandi di formattazione testo.