L’appello del Fatto Quotidiano per salvare la Costituzione supera le 100 mila firme

lunedì, 29 luglio 2013

Il “Fatto Quotidiano” ha lanciato alla fine della settimana scorsa un appello contro la modifica della Costituzione avviata qualche mese dal governo Letta. Prima dell’approvazione del disegno di legge costituzionale sulle riforme della Carta da parte della Camera dei Deputati, ritardata dall’ostruzionismo del Movimento 5 Stelle, il giornale di Antonio Padellaro ha dato avvio a questa raccolta firme che ha già superato le 100 mila sottoscrizioni in pochi giorni. Un successo piuttosto netto, che ha spinto il direttore del “Fatto Quotidiano” a porre un nuovo obiettivo, 500 mila firme per dire no alla riforma della Costituzione che deroga dalla procedura di revisione prevista dall’articolo 138. Il disegno di legge costituzionale del governo prevede infatti l’accorciamento dei tempi della prima lettura, solo 45 giorni al posto dei previsti tre mesi, e l’istituzione di un comitato dei saggi esterno al Parlamento.

Il direttore del “Fatto Quotidiano” Antonio Padellaro commenta al “Corriere della Sera” il successo della sottoscrizione. “Non si può parlare di attentatori della Costituzione, visto che c’è anche un aspetto comico. Beh, con rispetto parlando, si osservi la sproporzione dei nomi: Letta, Quagliariello e Franceschini che vogliono mettere mano a qualcosa di maestoso che porta la firma di Ruini, Einaudi, Amendola, Mortati…C’è perlomeno un peccato di immodestia”. Padellaro rimarca la forte contraddizione di chi, sopratutto nel centrosinistra, descriveva la Costituzione italiana come la più bella del mondo, mentre ora difende un processo di così radicale riscrittura. ” La nostra Costituzione è un catorcio da buttare? Uno di quelli che sovrintendono a questa missione è un signore che domani o doman l’altro potrebbe andare in cella o essere interdetto dai pubblici uffici”. Il direttore del “Fatto Quotidiano” contesta la necessità di modificare la Carta in base alle ragioni della governabilità, sopratutto alla luce di chi propone simili cambiamenti. ” Peccato che le riforme vengano proprio dalla classe politica che ha ridotto il Paese in queste condizioni. Ci vuole una bella faccia di bronzo ad inventarsi… Padri costituenti. In tutto questo c’è un imbroglio, questi vogliono manomettere la serratura—l’articolo 138—e poi, entrati nella stanza, cambiare tutto quello che possono”.

Antonio Padellaro critica soprattutto il Partito Democratico, indicando in Giorgio Napolitano il regista di quest’operazione che stravolge gli equilibri costituzionali. “Sì, parlo anche del Pd! Possibile che in questo partito nessuno faccia osservazioni come Settis o, per dire, come il costituzionalista
Alessandro Pace?. È già qualcosa che la Bindi abbia criticato le riforme. Ma solo lei? A febbraio non ci è stato chiesto di votare le larghe intese. Poi è stata imposta una riforma economica, ora questa costituzionale. Napolitano, il politico italiano più intelligente di questi anni, è il regista di tutta l’operazione. Un regista magistrale. Penso a come andò l’incarico a Bersani. Ci sono ancora ignoti i 101 che impallinarono Prodi. Si decise d’improvviso la rielezione di Napolitano. Poi vennero le larghe intese»”. Sotto il post potete leggere l’appello integrale proposto sul “Fatto”, con i nomi dei primi firmatari. Si può aderire alla sottoscrizione a questo link.

Pubblichiamo l’appello contro il ddl di riforma costituzionale firmato da Alessandro Pace, Gianni Ferrara, Alberto Lucarelli, Don Luigi Ciotti, Michela Manetti, Raniero La Valle, Claudio De Fiores, Paolo Maddalena, Cesare Salvi, Massimo Siclari, Massimo Villone, Silvio Gambino, Domenico Gallo, Antonio Ingroia, Beppe Giulietti, Antonello Falomi, Raffaele D’Agata, Mario Serio, Antonio Di Pietro, Paolo Ferrero, Aldo Busi.

Ignorando il risultato del referendum popolare del 2006 che bocciò a grande maggioranza la proposta di mettere tutto il potere nelle mani di un “Premier assoluto”, é ripartito un nuovo e ancor più pericoloso tentativo di stravolgere in senso presidenzialista la nostra forma di governo, rinviando di mesi la indilazionabile modifica dell’attuale legge elettorale. In fretta e furia e nel pressoché unanime silenzio dei grandi mezzi d’informazione la Camera dei Deputati ha iniziato a esaminare il disegno di legge governativo, già approvato dal Senato, di revisione dall’articolo 138, che fa saltare la “valvola di sicurezza” pensata dai nostri Padri costituenti per impedire stravolgimenti della Costituzione.

Ci appelliamo a voi che avete il potere di decidere, perché il processo di revisione costituzionale in atto sia riportato sui binari della legalità costituzionale. Chiediamo, innanzitutto, che l’iter di discussione segua tempi rispettosi del dettato costituzionale, che garantiscano la necessaria ponderazione delle proposte di revisione, il dovuto approfondimento e anche la possibilità di ripensamento. Chiudere, a ridosso delle ferie estive, la prima lettura del disegno di legge costituzionale, impedisce un vero e serio coinvolgimento dell’opinione pubblica nel dibattito che si sta svolgendo nelle aule parlamentari.

In secondo luogo vi chiediamo di restituire al Parlamento e ai parlamentari il ruolo loro spettante nel processo di revisione della nostra Carta costituzionale. L’aver abbandonato la procedura normale di esame esplicitamente prevista dall’articolo 72 della Costituzione per l’esame delle leggi costituzionali, l’aver attribuito al Governo un potere emendativo privilegiato, l’impossibilità per i singoli parlamentari di sub-emendare le proposte del Governo o del Comitato, la proibizione per i parlamentari in dissenso con i propri gruppi di presentare propri emendamenti, le deroghe previste ai Regolamenti di Camera e Senato, costituiscono altrettante scelte che umiliano e comprimono l’autonomia e la libertà dei parlamentari e quindi il ruolo e la funzione del Parlamento.

Vi chiediamo ancora che i cittadini possano liberamente esprimere il loro voto su progetti di revisione chiari, ben definiti e omogenei nel loro contenuto. L’indicazione generica di sottoporre a revisione oltre 69 articoli della Costituzione, contrasta con questa esigenza e attribuisce all’istituendo Comitato parlamentare per le riforme costituzionali indebiti poteri “costituenti” che implicano il possibile stravolgimento dell’intero impianto costituzionale.

Non si tratta di un intervento di “manutenzione” ma di una riscrittura radicale della nostra Cartafondamentale non consentita dalla Costituzione, aperta all’arbitrio delle contingenti maggioranze parlamentari. Chiediamo che nell’esprimere il vostro voto in seconda lettura del provvedimento di modifica dell’articolo 138, consideriate che la maggioranza parlamentare dei due terzi dei componenti le Camere per evitare il referendum confermativo, in ragione di una legge elettorale che distorce gravemente e incostituzionalmente la rappresentanza popolare, non coincide con la realtà politica del corpo elettorale del nostro Paese. Rispettare questa realtà, vuol dire esprimere in Parlamento un voto che consenta l’indizione di un referendum confermativo sulla revisione dell’articolo 138.

Vi chiediamo infine di escludere dalle materie di competenza del Comitato per le riforme costituzionali la riforma del sistema elettorale che proprio per il suo significato politico rilevantissimo ha un effetto distorsivo nell’ottica della revisione costituzionale. E’ in gioco il futuro della nostra democrazia.

Assumetevi la responsabilità di garantirlo.

 

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