Aleksander Wat: il libro più bello della mia estate

lunedì, 26 agosto 2013

Fra tante letture (e riletture) preziose, una se ne staglia nella mia estate 2013. Si tratta di un dialogo fra due poeti. Entrambi polacchi. Entrambi hanno attraversato i traumi del ventesimo secolo là dove fascismo e comunismo li hanno resi più estremi. Entrambi sono interessati alla storia delle idee e alla responsabilità degli intellettuali, ma senza mai perdere di vista l’esperienza umana e sentimentale di Aleksander Wat, il protagonista di una vita incredibile dal regime fascista di Varsavia alla carcerazione da parte dei sovietici a Leopoli, dalla Lubjanka di Mosca fino al Kazakistan. E dopo l’Italia, la Provenza, di nuovo Parigi per trasmigrare in California dove si toglierà la vita. Saggezza, ironia, cultura, ritratti umani come lampi dirivelazione che illuminano fino al nostro tempo. Ciò dipende molto anche dal fatto che l’intervistatore, di una decina d’anni più giovane rispetto a Wat, si chiama Czeslaw Milosz, un tipo che a Wat era assai devoto ma che di lì a qualche anno dalla loro conversazione avrebbe vinto il Premio Nobel. Scopriremo cosa ci siamo persi con la mutilazione dell’Europa centrale e orientale e ci godremo la meraviglia di un dialogo intrecciato per capirsi e per scoprirsi.
Aleksander Wat “Il mio secolo. Memorie e discorsi con Czeslaw Milosz” Sellerio editore
P.S. Il libro è dotato di cronologia storica e di regesto con la biografia dei numerosi personaggi citati, così lo si legge bene anche da profani…

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