Cohn-Bendit: l’Europa al fianco degli Usa per fermare Assad

sabato, 31 agosto 2013

Daniel Cohn-Bendit si schiera a favore dell’intervento in Siria, anche se lo storico leader del Sessantotto e dell’ecologismo europeo giudica un errore fatale un’azione solitaria degli Stati Uniti, tracciando una strategia sia militare che diplomatica per fermare l’eccidio. Per il parlamentare europeo dei Verdi l’utilizzo delle armi chimiche da parte di Assad deve essere punito, ma la strategia dell’Occidente non può essere limitata ad un mero intervento sanzionatorio. “Una punizione senza una strategia politica complessiva sarebbe un errore. Le nazioni occidentali si devono però mobilitare militarmente, come presupposto per un intervento militare oppure per ottenere un armistizio che fermi lo spargimento di sangue in Siria”. Per Cohn-Bendit, intervistato da Der Spiegel, è essenziale che la Germania così come gli altri paesi europei partecipino a questa iniziativa.

L’europarlamentare ecologista illustra così la sua strategia per risolvere la crisi siriana. “Sono per un intervento militare, a condizione che l’Occidente sia compatto. Un’azione solitaria degli Stati Uniti sarebbe sbagliata. L’obiettivo deve essere il raggiungimento di un armistizio in Siria sotto controllo Onu. Allo stesso tempo gli Usa o l’Unione Europa devono portare una risoluzione all’interno dell’assemblea delle Nazioni Unite, che condanni in modo chiaro l’utilizzo delle armi chimiche. Questo sarebbe l’inizio della legittimazione dell’intervento. Se ci saranno le prove della responsabilità del regime di Assad nell’uccisione dei suoi concittadini con le armi chimiche, anche per la Russia sarebbe difficile rimanere al suo fianco nel Consiglio di Sicurezza”.

Per Cohn Bendit è assurdo sostenere che l’intervento della comunità internazionale contro Assad estenda il conflitto. ” Dobbiamo essere politicamente e moralmente contro il presidente siriano. Assad sta perpetrando la pulizia etnica nel suo paese. Gli attacchi chimici hanno lo scopo di costringere sempre più sunniti alla fuga. Questa strategia destabilizza l’intera regione”. Alla domanda di Der Spiegel se una trattativa con il leader di Damasco non sia una contraddizione, Cohn Bendit rimarca come non ci possa essere un armistizio in Siria senza trattative che coinvolgano Assad e l’Iran. “Anche in Jugoslavia abbiamo trattato con Milosevic e così fermato lo spargimento di sangue. Se si persegue la strategia di una conferenza internazionale per risolvere la questione siriana, non ci può essere la condizione dell’allontanamento di Assad, che rimane un dittatore che sta cercando di rafforzare il suo potere con ogni mezzo, anche con la distruzione della sua stessa popolazione”.

 

 

 

 

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