La Bonino, il fiammifero e la polveriera: non ci sto

sabato, 31 agosto 2013

Dice Emma Bonino che intervenire militarmente in Siria oggi sarebbe sbagliato come gettare un fiammifero in una polveriera. Lascia intendere anche di essere convinta che Assad reagirebbe allargando il conflitto, cioè attaccando in Turchia, in Giordania o in Israele; e confidando nell’estensione dell’incendio al confine libanese, grazie ai fidi Hezbollah.
Non sottovaluto certo gli elementi di conoscenza in possesso della Farnesina, ma non accetto il paragone fra la Siria e una polveriera. La Siria è innanzitutto un paese in cui si stanno commettendo dei crimini efferati di cui è vittima la popolazione civile. L’averli colpevolmente ignorati per due anni non può diventare oggi l’alibi per sostenere che ormai è troppo tardi e le condizioni di un intervento efficace si sono perdute, mentre prima c’erano. Non annovero la Bonino fra i cinici che irresponsabilmente si compiacciono dell’idea “lasciamo che i rivali in Siria si massacrino fra di loro, perchè tanto sono tutti nostri nemici”: lei sa bene che simili calcoli portano alla catastrofe, e che a finire massacrati sono poi sempre gli innocenti.
Davvero insisto, la Siria non può essere vista solo come una polveriera. Così come non lo erano (soltanto polveriere) la Bosnia e il Kosovo. Sono sicuro che il nostro comune amico Alexander Langer (nella foto), se fosse ancora con noi, anche stavolta ci richiamerebbe al dovere umanitario dell’intervento, ovvero all’affermazione del principio che un’azione di polizia internazionale sia inderogabile, di fronte a quell’orrore.

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