La Chiesa di Francesco dice sì alla Teologia della liberazione

mercoledì, 4 settembre 2013

Prima osteggiata e poi apertamente combattuta dal pontificato di Giovanni Paolo II, aiutato in questo dal suo prefetto della Dottrina della Congregazione della Fede, Joseph Ratzinger, la Teologia della liberazione (TDL) ritorna ad essere apprezzata dal Vaticano dopo l’arrivo di Francesco sul soglio di Pietro. Il contributo maggiore della TDL è stata la sua peculiare attenzione ai poveri, i preferiti di Dio, che ha  arricchito il pluralismo all’interno della Chiesa. Sono le parole d’elogio dell’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, che celebra oggi l’atto di riconciliazione tra il Vaticano e questa riflessione teologica sviluppatasi nell’America latina degli anni settanta, il libro “Dalla parte dei poveri. Teologia della liberazione, teologia della Chiesa” (Editrice Missionaria Italiana. Questo volume è stato scritto da uno dei sacerdoti fondatori della Teologia della liberazione, Gustavo Gutiérrez, insieme all’arcivescovo Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede. Il successore dell’ufficio che fu di Joseph Ratzinger ha così dato piena legittimità alla riflessione della TDL. alla quale lo stesso arcivescovo ha dedicato parole piene di elogio. ” I contributi di Gustavo Gutiérrez hanno reso evidente a noi che siamo qui in Europa una cosa, questa: l’ingiustizia nel mondo è un fattore che permane e che può essere superato solo con la disponibilità di tutti gli uomini a dirigere lo sguardo verso Cristo”.

La Teologia della liberazione viene così incardinata nella riflessione dottrinaria svolta in questi decenni all’interno della Chiesa post conciliare. ” Ogni teologia deve partire da un contesto. Ma con ciò la teologia non si disperde in una incommensurabile somma di teologie regionali. (…) Ogni teologia regionale deve invece avere già in se stessa una vocazione ecclesiale universale e le questioni poste dalla teologia della liberazione sono un aspetto imprescindibile di ogni teologia, quale che sia il quadro socio-economico che ne circoscrive lo spazio”. Il libro, pubblicato oggi in Italia, è in realtà stato scritto nel 2004, grazie all’amicizia tra Gutiérrez e Müller. All’epoca della redazione del volume però Gerhard Ludwig Müller era il vescovo di Ratisbona, mentre ora è il punto di riferimento dottrinario della Chiesa cattolica. La sua nomina, rimarca “La Stampa”, conteneva in fieri la graduale apertura del Vaticano alla TDL, iniziata da Benedetto XVI e divenuta ora ufficiale con l’arrivo di Papa Francesco, il primo vescovo dell’America Latina.

L’importanza del nuovo pontefice, che ha scelto il suo nome pensando proprio ai poveri, è stata sottolineata dalla recensione dell’Osservatore Romano dedicata al libro di Gutiérrez e Müller. “Con un Papa latinoamericano – scrive sul giornale di oggi Ugo Sartorio, nell’attenta recensione al volume – la teologia della liberazione non poteva rimanere a lungo nel cono d’ombra nel quale è stata relegata da alcuni anni, almeno in Europa. Messa fuori gioco da un doppio pregiudizio: quello che non ha ancora metabolizzato la fase conflittuale della metà degli anni Ottanta, per altro enfatizzata dai media, e ne fa una vittima del Magistero romano; e quello ingessato nel rifiuto di una teologia ritenuta troppo di sinistra e quindi tendenziosa». Il libro però, prosegue Sartorio, non è solo un contributo al superamento di cliché e pregiudizi ideologici: la sua lettura infatti sollecita importanti riflessioni capaci di integrare e rivitalizzare prospettive spesso incrostate. È del resto importante ricordare come la riflessione teologica latinoamericana non sia affatto un fenomeno unitario: oggi, infatti, è caratterizzata da correnti tra loro anche molto diversificate. Grazie alla teologia della liberazione che ha al suo centro i poveri («i preferiti di Dio»), dunque, la Chiesa cattolica ha potuto ulteriormente accrescere il pluralismo al suo interno.

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