Francesco e l’ebraismo: una vera svolta teologica, oltre l’amicizia

mercoledì, 11 settembre 2013

Leggendo con stupore e commozione la lettera indirizzata da Papa Francesco a Eugenio Scalfari su “La Repubblica” di oggi, vi ho trovato un ampio passaggio sul popolo ebraico che contiene affermazioni mai enunciate prima con altrettanta nettezza. Una in particolare, fra le altre: …”mai è venuta meno la fedeltà di Dio all’alleanza stretta con Israele”. Non solo egli dichiara pienamente viva quell’Alleanza che tanti predecessori avevano dichiarato invece revocata dall’avvento cristiano. Tale riconoscimento era già stato abbozzato nel Concilio Vaticano II (anche se Paolo VI considerava ancora “provvisoria e imperfetta” la condizione degli ebrei) e delineato nei gesti di amicizia di Giovanni Paolo II. Ma non era mai stato formulato sul piano dottrinale così esplicitamente. Ma non si ferma qui. Francesco esprime gratitudine agli ebrei per la loro testimonianza di attesa messianica (“richiamano tutti, anche noi cristiani, al fatto che siamo sempre in attesa, come dei pellegrini, del ritorno del Signore”).
E’ un vero e proprio sovvertimento della millenaria teologia della sostituzione. Non più solo l’amicizia e la radice comune, ma un terreno comune che si lascia alle spalle le pretese di conversione.

I commenti sono chiusi.

I commenti di questo blog sono sotto monitoraggio delle Autorità. Ti preghiamo di mantenere i toni della discussione entro i limiti di buona educazione e netiquette in essere come regole del blog. Inoltre usa con moderazione i seguenti comandi di formattazione testo.