Sinistra e affari: spero Cuperlo non replichi la reticenza di Bersani

martedì, 17 settembre 2013

Leggo le telefonate di Maria Rita Lorenzetti, passata in fretta da dirigente Pd a top manager, con altri dirigenti Pd e altri top manager della sua stessa area politica dalemiana, e certo non mi sorprendo. Il tono è sempre lo stesso, un po’ supponente, nel difendere interessi aziendali sullo smaltimento dei fanghi piuttosto che nel promettere candidature al Parlamento. Nessuna sorpresa, certo. Come non sorprendevano le telefonate di Giuseppe Mussari quando ancora era il potente banchiere del Monte dei Paschi di Siena e dispensava trasversali assicurazioni di favori, sempre però esibendo il rapporto privilegiato che lo legava a quella medesima area politica.
Pierluigi Bersani mostrò i limiti della sua leadership allorquando non seppe approfondire alcun discorso di verità sulla vicenda di Filippo Penati, il suo più stretto collaboratore nella segreteria del Pd e nel rapporto col mondo delle imprese settentrionali. Avendo apprezzato i contenuti del documento congressuale di Gianni Cuperlo, mi auguro voglia essere lui a rompere questa consuetudine di reticenza. Non si tratta di scadere nel giustizialismo ma di spiegare a se stessi e agli altri quel che non va nel rapporto di potere instaurato da tempo da questa sinistra inseritasi nell’establishment col sistema delle imprese pubbliche e private e con la finanza. Lo faccia, Cuperlo, o altrimenti non si lamenti della cavalcata trionfale di Renzi che certo non ha vincoli simili di area di provenienza e, quanto al futuro, rivendica spavaldo di volta in volta i suoi flirt dimostrativi con Marchionne, Briatore o Cavalli. Una personalità rigorosa come Cuperlo non può permettersi di essere altrettanto spregiudicato. Ma se vuole parlare al di fuori della sua cerchia, non deve replicare la reticenza di Bersani.
P.S. Peccato che “L’Unità” di oggi neanche riporti in prima pagina la notizia dell’arresto di Maria Rita Lorenzetti.

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