Continua a crescere il bilancio delle vittime annegate fra Lampedusa e l’isola dei Conigli dopo che era scoppiato un incendio sul barcone in cui erano ammucchiate cinquecento persone. Una tragedia immensa che dovrebbe scuotere le coscienze e imporsi come priorità a una classe dirigente degna di questo nome. Il tema vero non è “l’invasione”. Le cifre parlano chiaro. Restiamo in media sui 20 mila arrivi medi all’anno via mare. Facilitare una mobilità sicura sarebbe anche l’unico modo per controllare i flussi migratori, sottraendoli all’attuale gestione malavitosa.
Condivido il comunicato stampa sulla tragedia di Lampedusa del Centro Astalli.
Basta morti nel Mediterraneo. È il momento di misure straordinarie. Davanti all’ennesima tragedia nel Mediterraneo la Commissione europea e i Governi nazionali non rimangano inerti.
A due giorni dall’ultima tragedia del mare, ci ritroviamo a contare le vittime dell’ennesimo naufragio nel Mediterraneo. In queste ore Lampedusa raccoglie un tragico bottino. Il bilancio di più di 80 morti pare destinato a salire. Cinquecento i naufraghi a largo di Lampedusa tra cui 30 bambini. “Neanche più un morto nel Mediterraneo” il monito di papa Francesco a Lampedusa, oggi diventi priorità per le istituzioni europee e nazionali. Il Governo italiano chieda immediatamente alla Commissione europea l’attivazione di canali umanitari sicuri in grado di garantire alle vittime di guerre e conflitti in corso la protezione internazionale. Assicurare il diritto d’asilo oggi vuol dire permettere a profughi e migranti forzati di arrivare in Paesi sicuri senza rischiare la morte affidandosi a trafficanti e criminali. “È inaccettabile e vergognoso che nel 2013 nel Mar Mediterraneo viaggino carrette fatiscenti con a bordo 500 persone nell’indifferenza generale. Esprimere un formale cordoglio per i morti non basta a togliersi colpe e responsabilità. Dobbiamo accoglierli da vivi, altrimenti siamo colpevoli quanto chi organizza i traffici di essere umani” afferma Padre Giovanni La Manna sj, presidente Centro Astalli.
Le Istituzioni europee e gli Stati nazionali intervengano al più presto per consentire l’esercizio del diritto d’asilo in sicurezza. In particolare chiediamo che si prenda seriamente in esame la possibilità che il programma Frontex venga investito della responsabilità di monitorare e accompagnare in sicurezza i migranti forzati in fuga da guerre e persecuzioni e venga così garantito il diritto di chiedere asilo in Europa.