Chi ha affondato la candidatura di Prodi al Quirinale

lunedì, 7 ottobre 2013

“I tre giorni che sconvolsero il PD” è il nuovo libro di Sandra Zampa, parlamentare democratica e storica portavoce di Romano Prodi. In questo volume, che uscirà per Imprimatur mercoledì prossimo, sono ricostruite le fasi decisive che hanno portato all’affondamento della candidatura del fondatore dell’Ulivo al Quirinale. E’ la sera del 19 aprile, e dopo la bocciatura di Franco Marini avvenuta alla prima votazione, Romano Prodi subisce una clamorosa sconfitta al quarto scrutinio. L’ex presidente del Consiglio ottiene solo 395 voti, ben 101 in meno rispetto ai 496 grandi elettori del centrosinistra, che al mattino si erano schierati all’unanimità per la sua candidatura a presidente della Repubblica. I 101 franchi tiratori che hanno colpito Prodi e affondato la segreteria di Pierluigi Bersani non sono svelati da Sandra Zampa nel suo nuovo libro, anche se la parlamentare del PD ne traccia un possibile identikit, anche se non ne svela i nomi. La Zampa rimarca come ormai ne conosca un buon numero, ma se pubblicasse anche solo un nome falso commetterebbe un’ingiustizia.  Secondo la parlamentare del PD si trattò di un boicottaggio in piena regola: ” “C’era chi pensava di dover vendicare Marini per la mancata elezione nelle prime votazioni; quelli che pensavano si dovesse dare una possibilità a D’Alema; quelli che erano convinti che l’elezione di Prodi avrebbe portato rapidamente alle urne: quelli che volevano un’alleanza di governo larga, estesa al Pdl e vedevano in Prodi un chiaro ostacolo”. Ma c’erano anche coloro che “volevano far pagare le primarie dei parlamentari e il rinnovamento della classe dirigente”. E qualcuno, anche , “colpire Renzi, che si era speso per il Professore dopo aver bocciato Marini e Finocchiaro”.

Nel libro, di cui “La Stampa” ed “Il Corriere della Sera” diffondono alcune anticipazioni, la Zampa cita le prove a discolpa portate da Fioroni senza che nessuno le chiedesse, e le telefonate del super dalemiano Ugo Sposetti, senatore che invitava al cellulare a non votare per Prodi. La mattina del 19 aprile però ci sono state altre tre telefonate decisive, che fecero capire all’ex presidente del Consiglio e padre fondatore dell’Ulivo che non sarebbe passato. La prima fu fatta a Massimo D’Alema: lo storico leader dei Democratici di Sinistra chiarì a  Prodi come fosse contrario alle modalità della sua candidatura. In quella telefonata si palesò a Prodi, in quel momento in Mali, come una parte del PD non l’avrebbe sostenuto. Le telefonate a Mario Monti e Stefano Rodotà, una novità raccontata dal libro di Sandra Zampa, furono altrettanto rivelatrici. Monti, in quel momento presidente del Consiglio, disse al suo ex collega della Commissione europea che l’avrebbe appoggiato se il PD si fosse schierato per una sua ricandidatura a Palazzo Chigi. Prodi lasciò cadere questa trattativa. Anche il colloquio con Stefano Rodotà andò male. Il candidato del Movimento 5 Stelle al Quirinale chiarì all’ex presidente del Consiglio come la sua gara per la presidenza della Repubblica non fosse terminata. Rodotà disse che la sua candidatura era nella mani del M5S. Lo stesso Grillo rivela poco dopo, in Friuli durante la campagna elettorale, come sia rimasto sorpreso dalla corsa di Rodotà visto il suo legame con Prodi, uno dei dieci nomi dei 5 Stelle per il Quirinale.  Secondo la Zampa alcuni esponenti di Scelta Civica così come del M5S hanno votato per Prodi, così che il numero dei franchi tiratori del PD, conosciuti come i 101, sarebbe in realtà superiore, assestandosi a circa 120. Più di un quarto dei grandi elettori democratici. Il libro rivela inoltre un elemento inedito. Prodi aveva chiesto a Bersani di procedere ad un voto segreto all’interno del gruppo del Partito Democratico, ma al Teatro Capranica si scelse l’acclamazione. Nel segreto delle urne però ci fu la bocciatura del padre fondatore dell’Ulivo, e la contemporanea fine della segreteria di Pierluigi Bersani.

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