Alitalia: la solita nazionalizzazione mascherata all’italiana

venerdì, 11 ottobre 2013

Il volto di Bud Spencer -alias Carlo Pedersoli, napoletanissimo attore col nome d’arte all’americana- è davvero il più adatto per fungere da testimonial all’ennesimo passaggio tragicomico della nostra “compagnia di bandiera”. E non solo perchè con l’intervento di Poste Italiane di fatto Alitalia verrà fusa con una piccola compagnia aerea rilevata proprio da Bud Spencer. Questo è il pretesto marginale che serve a giustificare di fronte ai consiglieri d’amministrazione perchè mai un’azienda che si occupa di servizi postali debba mettere 75 milioni di euro nella voragine di una compagnia aerea. La risposta vera è quella che come al solito rimane implicita, non dovutamente chiarita, anche per eludere la sorveglianza europea contro i salvataggi di Stato: serve un intervento pubblico in economia. E questo è un intervento pubblico neanche troppo mascherato.
La tentazione sarebbe quella di lasciar fallire Alitalia pur di farla pagare agli ipocriti “capitani coraggiosi” che vi entrarono per lucrare vantaggi relazionali dal governo e dalle banche, pur sapendo benissimo che l’operazione non aveva solide basi imprenditoriali. Sì, lo ammetto. Certe volte mi rammarico del fatto che questi padroni furbi non ne escano con le ossa rotte come succederebbe probabilmente in un’economia capitalistica di modello anglo-sassone. Ma cosa avreste fatto al posto di un governo? L’intervento per evitare il peggio e gestire una fase di transizione era inevitabile, con la vergogna di avere già speso fra i 4 e i 7 miliardi pubblici per tappare i buchi dell’Alitalia “privata” messa in mano ai furbacchioni. La mia personale opinione è che dobbiamo prendere atto della realtà, smetterla di considerare nazionalizzazione una parolaccia. Il problema si pone in Alitalia ma si porrà ben presto in altri settori della nostra economia: gli aiuti di Stato serviranno, che almeno lo Stato ritorni proprietario là dove impegna risorse della collettività.

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