D’Alimonte e Segni: la legge elettorale della Consulta è molto peggio del Porcellum

venerdì, 6 dicembre 2013

La sentenza della Corte Costituzionale disegna una nuova legge elettorale che ci farà rimpiangete il Porcellum. Questa è l’opinione comune di Roberto D’Alimonte e Mario Segni. Il politologo della Luiss è intervistato dal “Fatto Quotidiano” di oggi venerdì 6 dicembre si aspetta un disastro nel caso di un ritorno alle urne con la legge elettorale corretta dalla Consulta, ovvero senza alcun premio di maggioranza e le preferenze. Per D’Alimonte si tornerebbe ad una “Repubblica Zero” dove verrebbe istituzionalizzato lo stallo che si è verificato dopo le elezioni del 24 e 25 febbraio scorso. Una pericolosa degenerazione del sistema che fa inorridire l’editorialista del “Sole 24 Ore”. Per D’Alimonte i giudici costituzionali non si sono neppure accorti dell’invasività del loro intervento, visto che ora sia il Matterellum, con le liste bloccate, che le leggi elettorali delle regioni, con premi di maggioranza non definiti, sono passibili di incostituzionalità. Secondo il politologo l’esito delle primarie del PD sarà decisivo: solo una forte vittoria di Renzi potrà fermare la deriva proporzionalista. In questa prospettiva D’Alimonte vede un’analogia tra il Berlusconi del 1994, che sostanzialmente creò il bipolarismo aggregando le forze di destra e alcune frange del vecchio pentapartito, ed il Renzi del 2013, il leader più autorevole nella difesa della democrazia tendenzialmente bipartitica.

Il leader dei referendum pro maggioritario degli anni novanta, Mario Segni, ha scritto una lettera, pubblicata oggi in prima pagina sul “Foglio” di venerdì 6 dicembre 2013, intitolata “Signori della Corte, io vi accuso”. L’ex deputato della Democrazia Cristiana evidenzia concetti molto simili a quelli di D’Alimonte, rimarcando il peggioramento della legge elettorale seguito alla sentenza della Consulta. Segni, un costituzionalista, attacca in modo particolare i massimi giudici del nostro paese, sottolineando il carattere politico dell’abrogazione del Porcellum, e del ritorno al proporzionale. Un carattere che emerge in modo ancora più netto se si prende in considerazione la bocciatura dei referendum del 2011, non ammessi dalla Consulta. Secondo Segni le due decisioni condividono il medesimo segno politico, ovvero il ritorno alla logica delle grandi intese, e la fine del bipolarismo. Il leader referendario rimarca inoltre la pesante responsabilità di Giorgio Napolitano in questo quadro.

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