Fischer e Schmidt: l’Europa ha bisogno di un “colpo di Stato” per abbattere il debito

lunedì, 9 dicembre 2013

In questi giorni uscirà il nuovo libro di Helmut Schmidt, il cancelliere socialdemocratico della Germania dell’Ovest dal 1974 al 1982, che si intitola “Mein Europa”, “La Mia Europa” in italiano. Per ora verrà pubblicata solo la versione tedesca. In questo libro è presente un lungo dialogo tra lo stesso Schmidt e Joschka Fischer, il ministro degli Esteri dei governi rosso-verdi che hanno governato la Germania riunita dal 1998 al 2005. Due leader della sinistra tedesca che sono ancora molto popolari ed autorevoli, per quanto abbiano abbandonato la politica attiva da numerosi anni, appena conclusa la loro esperienza di governo. Parte di questo colloquio viene anticipato dal settimanale tedesco “Die Zeit”, che ha tra i propri editori lo stesso Helmut Schmidt. L’ex cancelliere condivide con Joschka Fischer la valutazione sulla gravità della crisi dell’Unione Europea. Entrambi si dicono d’accordo sul fatto che alla fine di questo secolo ci saranno sicuramente le Nazioni, ma forse non ci sarà più l’UE. In questi anni, rimarca sopratutto l’ex ministro degli Esteri, nessuno ha contrastato la rinascita del nazionalismo che si è palesato in modo evidente durante l’eurocrisi, con la Germania in prima linea nella strenua difesa degli interessi nazionali. Secondo Schmidt questo è stato favorito dal fatto che la Merkel abbia “abdicato” alla tradizionale unità con la Francia nel perseguimento dell’approfondimento comunitario. In questo senso l’ex cancelliere rimarca come si fece convincere dall’allora presidente francese Giscard d’Estaing nell’accettare la Grecia nell’Unione Europea, avvenuta nel 1981, nonostante questa scelta fosse impopolare. Ma l’adesione della Grecia, così come della Spagna e del Portogallo di allora, non poteva non essere perseguita visto che significa rafforzare giovani democrazie uscite dalla dittatura. Questo spirito però si è smarrito, e viene evidenziato dalla sottovalutazione degli immensi danni provocati dall’eurocrisi, come l’esplosiva disoccupazione giovanile, una vera e propria bomba ad orologeria nel cuore del Vecchio Continente secondo Helmut Schmidt. Mentre l’ex cancellerie socialdemocratico ritiene auspicabile un programma europeo per combattere questo problema, Joschka Fischer indica il problema al cuore dell’attuale recessione, l’eccessivo indebitamento dei paesi che obbliga i governi a manovre di rigore che schiacciano la possibile ripresa. Senza una ristrutturazione del debito e nuove regole di condivisione per il nuovo la divaricazione economica e sociale dell’Europa si approfondirà, con devastanti conseguenze politiche. Il leader storico dei Verdi affronta un tema tabù della Germania di oggi, la cosiddetta unione dei trasferimenti, e rimarca come essa non potrà non esserci. “Se sono vere le voci dei giornali che Cdu, Csu e Spd hanno fatto uno scambio tra salario minimo ed eurobond, è difficile non essere pessimisti sulle chance dell’Europa”. Per Helmut Schmidt per affrontare il tema del debito ci vorrebbe una sorta di “putsch” del Parlamento europeo per sollecitare una vera discussione, che capovolga il nazionalismo perseguito in questi anni di eurocrisi. Un’involuzione che secondo Fischer dovrebbe consigliare un mutamento delle istituzioni comunitarie, che al momento non funzionano. Secondo l’ex ministro degli Esteri i governi potrebbero formare direttamente la Commissione, anche perchè la disgregazione dell’UE è più vicina di quanto pensino le elite europee.

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