Il sì della Spd alla Merkel ha tradito la sinistra europea

lunedì, 16 dicembre 2013

Angela Merkel è diventata  questa mattina cancelliere della Germania per la terza volta, ma la vera vincitrice della lunga trattativa successiva alle federali del 2013 appare la Spd. La socialdemocrazia tedesca, dopo un esito elettorale disastroso, poco superiore al catastrofico 23% delle federali del 2009, ha conseguito quasi tutto quello che voleva dalla Merkel. La cancelliera ha sì stravinto le elezioni, ma avendo perso il suo alleato più fedele, i liberali, ha dovuto fare i conti con un partito che le ha fatto pesare moltissimo la maggioranza, numerica più che politica, di sinistra presente in questo momento al Bundestag. Con Verdi e Die Linke la Spd potrebbe formare un governo, che avrebbe tra le altre cose una maggioranza al Bundesrat, la Camera delle Regioni che ha un vasto potere di influenza sulla legislazione nazionale. La leadership della Spd ha ottenuto ben 6 ministri su 16, nei posti dove maggiore è l’interesse socialdemocratico, ovvero Economia, Energia e Lavoro, oltre al dicastero degli Affari Esteri che nelle coalizioni di governo è consuetudine tedesca lasciare ai partner minori di governo. Un successo che si unisce al programma concordato con la Merkel, che riprendeva molte delle proposte elettorali della Spd. Uno spostamento a sinistra del governo che ha permesso la vittoria, piuttosto trionfale, al referendum convocato tra gli iscritti. Per ottenere tutto questo la socialdemocrazia tedesca ha però dovuto pagare un prezzo, ovvero rinunciare all’internazionalismo. Una possibile strategia unitaria della sinistra europea appare ormai definitivamente tramontata, alla luce del patto di governo siglato dalla Merkel e dalla Spd. Lo scambio tra il sì al salario minimo in Germania, con la sua lenta e progressiva introduzione, ed il no secco agli eurobond ne è uno dei passi più simbolici. La rinuncia al ministero delle Finanze, che rimarrà nelle mani di  Wolfgang Schäuble, ne è coerente conseguenza. All’Eurogruppo così come all’Ecofin, i consessi dove si è discusso e si discuterà dei salvataggi dell’euro, la linea sarà dettata sempre dalla stessa leadership, il team Merkel/Schäuble. La Spd ha ottenuto più di quello che si poteva pensare da una simile debacle elettorale, ma sul tema più importante, la politica di contrasto all’eurocrisi, ha anch’essa preferito gli interessi nazionali a quelli comunitari. La sinistra tedesca ha fatto esattamente l’opposto di quello che due dei suoi più autorevoli esponenti del passato, Helmut Schmidt ed Joschka Fischer, chiedevano alla Germania, invertire la rotta del nazionalismo come metodo di risoluzione della crisi dell’unione monetaria.

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