Al Cie di Lampedusa i migranti disinfettati con la pompa

martedì, 17 dicembre 2013

Il TG2 di lunedì 16 dicembre ha mandato in onda un video sul trattamento riservato ai migranti ospitati nel Centro di identificazione ed espulsione di Lampedusa. Nel filmato, ripreso da un telefonino di un ragazzo siriano, si vedono file di persone costrette a spogliarsi che vengono disinfettate con una pompa. Un’operazione sanitaria di gruppo che ricorda, secondo il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, i campi di concentramento. Ecco il video trasmesso ieri dal telegiornale del secondo canale della TV pubblica.

Il ragazzo siriano che ha realizzato il filmato con il suo telefono racconta come il trattamento riservato ai migranti sia uguale per tutti, e simile a quello riservato agli animali. Ecco le sue parole al TG2 riprese dall’agenzia AdnKronos. “Siamo trattati come animali. Uomini e donne subiscono lo stesso trattamento, la stessa umiliazione ogni tre, quattro giorni, per curare la scabbia, una malattia che molti di noi hanno preso proprio all’interno del centro”. Ancora più dura è stata la condanna del sindaco di Lampedusa per il filmato trasmesso dal TG2. All’agenzia italiana Giusi Nicolini, la prima cittadina dell’isola, ha rimarcato come “quelle immagini dei profughi, denudati, in mezzo al cortile, all’aperto disinfettati con una pompa sono agghiaccianti, semplicemente agghiaccianti. Una pratica che ricorda i campi di concentramento di Auschwitz. E’ come se non si avesse rispetto per la dignità umana.Quei getti d’acqua con il disinfettante non riesco a dimenticarli proprio. Perché non li hanno fatti entrare nelle docce, oppure comunque in un luogo chiuso e non certo nel cortile? Sono allibita. Sono senza parole, dopo tutto ciò che si fa per salvare questa gente, poi vengono trattati come nei lager. Davvero non capisco”. A pochi mesi dalla tragedia di Lampedusa la vicenda rimarca come nulla o quasi sia cambiato nella politica di accoglienza. Dopo alate e commosse parole l’Unione Europea ha subito fermato ogni tentativo di ripensamento del regolamento conosciuto come Dublino II, che scarica sui paesi di confine quasi tutto il peso operativo dell’accoglienza dei profughi.

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