La paura dei big dell’UE per l’arrivo di bulgari e rumeni

martedì, 31 dicembre 2013

L’anno che inizia vedrà un ulteriore passo in avanti dell’integrazione europea. I cittadini di Bulgaria e Romania potranno infatti circolare liberamente all’interno dei confini dell’UE. Cadranno definitivamente le restrizione poste a questi popoli al momento del loro ingresso nell’Unione Europea. L’elevata povertà che si registra in questi due paesi della parte orientale del Vecchio Continente aveva consigliato a Bruxelles di concedere gradualmente i diritti comunitari fondamentali, tra cui c’è appunto la libertà di circolazione delle persone, uno dei capisaldi dell’intera costruzione europea. In queste settimane però il bombardamento in arrivo dalle più importanti cancellerie comunitarie è pressoché quotidiano: dopo anni di conflitti sull’eurocrisi Germania e Regno Unito hanno ritrovato un filo comune nell’ostilità ai cittadini più poveri dell’UE. Il timore di Berlino e Londra è il “saccheggio” delle prestazioni sociali fornite dal Welfare state, che andrebbero estese ai nuovi arrivati dai confini poveri dell’Unione europea. Il premier britannico David Cameron aveva lanciato un appello sul “Financial Times” di qualche settimana fa che chiedeva lo stop al “turismo del welfare”, a cui ha risposto il settimanale The Economist che ha invitato bulgari e rumeni a trasferirsi nel Regno Unito. In questi ultimi giorni di 2013 l’appena varata Grande Coalizione tedesca è scossa dalle polemiche della Csu. I cristiano sociali della Baviera, la formazione più conservatrice dell’Union della Merkel, hanno lanciato una campagna dal titolo “chi truffa vola via” che ha indignato la socialdemocrazia. La Spd ha accusato i partner di governo di utilizzare toni che superano i limiti del consenso anti razzista riconosciuti da tutte le forze democratiche della Germania. Il governo ha frenato gli impulsi provenienti da Monaco di Baviera, rimarcando come per ora non è prevista alcuna misura specifica relativa ai cittadini bulgari e rumeni.  I messaggi di allarme rimarcano in particolare una temuta invasione dei rom, un’ondata che è smentita da ogni statistica europea. La Commissione ha sottolineato come in questo momento ci siano 14 milioni di cittadini europei che risiedono in un paese membro diverso da quello di provenienza. Più dei due terzi lavora regolarmente, mentre tre milioni sono gli studenti del programma Erasmus. Ci sono anche pensionati e disoccupati, ma questi ultimi sono una forte minoranza, che certo non giustifica i toni allarmistici mandati dalle capitali dei paesi più grandi dell’UE. I toni sono cresciuti di sgradevole intensità anche per un evidente calcolo elettorale: tra pochi mesi i 28 paesi membri eleggeranno il nuovo Europarlamento, e le forze favorite sono le destre populiste. Secondo la maggior parte dei sondaggi in vari paesi ci sarà un vero e proprio boom di partiti quali il Fronte Nazionale francese, il Partito della Libertà olandese, i Liberali austriaci o il Partito dell’Indipendenza del Regno Unito che hanno messo in cima alla loro agenda la lotta all’euro, a Bruxelles ed all’immigrazione.

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