Marco Travaglio contro Chiamparino “settepoltrone”

martedì, 14 gennaio 2014

Il nuovo presidente del Piemonte sarà Sergio Chiamparino. Se il Consiglio di Stato non fermerà la sentenza del Tar sull’annullamento della vittoria di Roberto Cota, il Piemonte tornerà al voto, e quasi niente sembra poter fermare l’arrivo dell’ex sindaco di Torino al vertice della regione. Una prospettiva che ha determinato un violento attacco di Marco Travaglio a Chiamparino, chiamato “settepoltrone” sin dal titolo per la sua lunga collezione di poltrone, iniziata a metà degli anni settanta con l’elezione a consigliere comunale di Moncalieri. Il vice direttore del “Fatto Quotidiano” rimarca come l’attuale presidente della Compagnia di San Paolo abbia un percorso in politica lungo come quello di Massimo D’Alema o Walter Veltroni, vittime della “rottamazione” renziana, ma grazie ai suoi continui riposizionamenti sia riuscito sempre a evitare il declino. La conquista del PD di Renzi e la guida di Torino da parte del “compagno” Piero Fassino permettono all’ex segretario regionale del Pci piemontese di ottenere un importante incarico politico. Travaglio nota con polemica come lo stesso Fassino abbia nominato “elengantemente” Chiamparino alla guida della fondazione prima azionista della seconda banca italiana, Intesa SanPaolo. “Chiamparino è stato dalemiano, poi veltroniano, poi franceschiniano, infine renziano. Immunizzandosi dalla rottamazione. E così, se il Piemonte voterà a maggio Torino completerà il suo tragicomico ritorno al passato. Cioè sarà l’unica metropoli dove il tempo non passa mai, comandata dalla stessa classe dirigente di 30 anni fa. Mentre il resto del Paese si prepara alla Terza Repubblica, Torino è ancora impigliata nella Prima”. Travaglio elenca due scandali che colpirono le amministrazioni Pci-Psi degli anni ottanta e novanta che hanno sfiorato Fassino e Chiamparino, allora nomi di punta della sinistra torinese. Nel 1984 ci fu lo scandalo Zampini, che coinvolse due attuali esponenti dell’attuale amministrazione Fassino, Giancarlo Quagliotti e Giusy La Ganga. Nel 1993, ricorda il vice direttore del “Fatto”, l’ex segretario dei Ds e Chiamparino furono sentiti come testimoni nel caso relativo all’appalto del centro commerciale Le Gru di Grugliasco. Chiamparino, all’epoca segretario provinciale del Pds, garantì sull’onestà del sindaco della città della cintura torinese, dicendo che se “Berardi ha preso tangenti, sono un cretino”. Il mese successivo, ricorda Travaglio, il sindaco di Grugliasco fu arrestato e confessò di aver ricevuto una mazzetta da 65 milioni di lire. “Quagliotti e La Ganga venivano condannati per le tangenti Fiat. Ora Quagliotti è il braccio destro di Fassino e La Ganga un suo fedelissimo in consiglio comunale. Tutti convertiti al renzismo. Tra un po’, dopo essersi scambiati la poltrona di sindaco, Sergio & Piero siederanno sulle due poltrone più alte di una città che pare irrimediabilmente ibernata agli anni ’80. Condannata a rivivere un passato che non passa, grazie anche al centrodestra più ridicolo mai visto in Italia. Chiamparino è come il diamante: è per sempre”, conclude Travaglio.

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