Dopo la morte di Gianni Baget Bozzo, è stato Giorgio Stracquadanio l’avversario politico-culturale col quale più volentieri mi sono confrontato. Mi capitava di telefonargli per ragionare, come si suol dire, “off the records”. Non era mai banale e non temeva di ragionare sulle difficoltà e contraddizioni della sua parte; anche se solo in privato. Poi in televisione era capace, proprio come Baget Bozzo, di metamorfosi settaria, rendendosi indisponente e accapigliandosi come se la trasmissione fosse una gara agonistica. Salvo rispalancare il sorriso a telecamere spente. Per fortuna ci furono all’Infedele varie eccezioni, cioè delle volte in cui trovava interlocutori che lo intrigavano portandolo a rispettarli e a dare pacatamente il meglio di sè. Così come ci furono le volte in cui venne a manifestare il suo dissenso e la sua delusione da un centrodestra rivelatosi lontano dalle sue aspettative.
@MicScandroglio stesso cell. Solo che sono malato. Tumore al polmone. Così stile di vita molto diverso.
— GiorgioStracquadanio (@StracquaG) 22 Gennaio 2014
Oggi apprendo che un tumore al polmone se l’è portato via troppo presto, a soli 54 anni. E lo saluto con rimpianto. Ricordo che mi raccontava dei suoi viaggi in 500 da Milano a Roma, non era un politico immerso nel privilegio e non aveva mai perso la vena goliardica. Spero se ne sia andato così, con quel sorriso sulle labbra.