Considerazione pacata su Elkann e i giovani italiani

venerdì, 14 febbraio 2014

Le dichiarazioni (o rimbrotti che dir si voglia) del presidente della Fiat agli studenti di Sondrio si prestano a troppo facile ironia. Certo egli è incolpevole del proprio aspetto da enfant gaté, anche se l’esperienza dovrebbe suggerirgli maggior proprietà di linguaggio quando affronta delicate problematiche sociali come la disoccupazione giovanile. Ma temo che le sue affermazioni sulla scarsa voglia di lavorare dei giovani italiani non siano un infortunio di Elkann, e anzi rispecchino uno stato d’animo. Meglio dire: uno stato di malanimo. Elkann, con Marchionne, ripetono a se stessi come un mantra che l’Italia non li merita. Non s’ è meritata il loro talento. Perché? Perché gli italiani non si sono sacrificati quanto sarebbe stato necessario. Godono di privilegi che non potrebbero permettersi. Sono viziati.
Lo stereotipo autoassolutorio è stato espresso in forma maldestra a Sondrio ma purtuttavia informa di sè la psiche di Elkann. Me ne rammarico per lui perché non solo è sbagliato, ma temo lo renda ombroso, privandolo del senso di gratitudine che uno come lui dovrebbe coltivare per il paese da cui ha tratto le sue fortune.

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