Da Barca a Baricco, tutti i no al governo Renzi

martedì, 18 febbraio 2014

Il dialogo tra il finto Vendola e Fabrizio Barca trasmesso ieri dalla trasmissione radiofonica “La Zanzara” ha evidenziato come il governo Renzi stia subendo numerosi rifiuti nonostante il grande consenso, dell’establishment e mediatico, che sta accompagnando la sua nascita. L’ex ministro della Coesione territoriale dell’esecutivo dei tecnici ha rifiutato l’incarico per un ministero economico, come nelle stesse ore aveva già fatto Lucrezia Reichlin. L’economista, in lizza tra l’altro per un incarico di grande rilievo alla Bank of England, l’istituto centrale britannico, ha dichiarato all’Unità di essere indisponibile a contrattare uno sforamento del 3% senza prima comprendere quali riforme vuole realizzare il presidente del Consiglio. Barca e Reichlin erano due tecnici che però avrebbero dato un grande sostegno a Renzi: autorevoli sul piano internazionale, capaci di rappresentare un profilo progressista anche se in modo diverso – più pronunciato quello dell’ex ministro del governo Monti – e figure di rinnovamento nella squadra ministeriale, pur con una continuità ideale con i governi che hanno preceduto l’esecutivo del leader PD. Matteo Renzi ha subito rifiuti anche dal fronte più amico; Alessandro Baricco, scrittore molto popolare a sinistra ed intervenuto in tutte le edizioni della Leopolda tranne la prima, si è dichiarato indisponibile per un incarico ministeriale. Lo stesso rifiuto è arrivato anche da Andrea Guerra, l’amministratore delegato di Luxottica che aveva espresso il suo appoggio al sindaco di Firenze partecipando anch’egli alla Leopolda. Rifiuti che quantomeno palesano una rottura dell’immagine di grande consenso che si registra attorno al nuovo governo. I media stanno incensando la figura del nuovo presidente del Consiglio come raramente è accaduto in epoca recente, mentre l’establishment economico e finanziario del paese appare schierato in favore dell’esperimento di Renzi.

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