Il vero braccio di ferro è tra Renzi e Napolitano sull’economia

giovedì, 20 febbraio 2014

L’impressione è che la trattativa vera si sia svolta per due ore di fila ieri sera al Quirinale. I partiti e i partitini timorosi di elezioni anticipate Renzi ce li ha già tutti nel sacco, opposizioni comprese. Ma ciò non basta a garantirgli che il suo governo da ultima spiaggia possa essere veramente un governo del presidente, cioè disegnato a immagine e somiglianza di un premier cui i ministri dovranno garantire fedeltà e sintonia. Non basta perchè c’è di mezzo un attore politico abituato a stare in cabina di regia qual è il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Uscito sconfitto nella sua strategia dei tecnici e delle larghe intese dal 2011 in poi, è vero. Ma pur sempre impegnato in quel ruolo di garante dell’establishment internazionale, dagli Usa alla tecnofinanza europea, cui per senso di responsabilità non intende derogare. Detto in soldoni: Napolitano intende garantire continuità al ministero dell’Economia con una figura tecnica che rassicuri Bankitalia, Draghi e Troika. Ma questo potrebbe immediatamente determinare un dualismo col presidente del consiglio, frenandone l’azione quando essa divergesse dai parametri comunitari. Renzi ha molte buone ragioni per volere al ministero dell’Economia un politico di cui si fida come Graziano Delrio. Si gioca molto del suo futuro nel braccio di ferro in corso con il Quirinale. E non mi sento di dargli torto.

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