Via gli scatti d’anzianità nella scuola, insegnanti contro l’ipotesi della Giannini

lunedì, 24 febbraio 2014

Il pasticcio degli scatti di anzianità chiesti indietro a inizio 2014 dal ministero del Tesoro ad una parte degli insegnanti della scuola pubblica che ne aveva beneficiato era stato uno degli scivoloni più gravi del declino del governo Letta. La “figuraccia” di immagine era costata carissima all’esecutivo, evidenziando in modo netto l’impopolarità e le sue difficoltà a proseguire il lavoro. Il governo Renzi parte però con un piccola battuta d’arresto in questo settore, anche se per ora ci si ferma al classico problema della dichiarazione-conseguente reazione negativa- ritrattazione o smentita che caratterizza da molto tempo il nostro sistema politico.  Il neo ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, docente universitaria e segretaria di Scelta Civica, si è detta favorevole all’abolizione degli scatti d’anzianità per gli insegnati per sostituirli con meccanismi premiali non meglio specificati. Ecco un estratto della sua intervista al quotidiano “Il Messaggero” di domenica 23 febbraio. “Messaggero: Il governo precedente si è trovato nei pasticci sulla questione degli scatti d’anzianità per gli insegnanti. Non pensa che sia arrivato il momento di superare il sistema degli aumenti automatici, concessi per anzianità di servizio? Giannini: «Ci sono due parole fondamentali su cui secondo me dobbiamo basare tutta la nostra azione: merito e valutazione. Per i docenti, così come per gli studenti, si devono adottare criteri premiali. Che consentano agli insegnanti di migliorarsi e di essere premiati per i loro miglioramenti». M: Quindi basta con gli automatismi di stipendio. G: «Gli automatismi sono il frutto di un mancato coraggio politico del passato. Ma ovviamente sto parlando in modo generale, prescindendo da eventuali misure che ancora non ho neanche lontanamente concepito». M. Quindi non possiamo dire come secondo lei dovrebbe essere applicato il principio della valutazione meritocratica? G: «C’è una terza parola fondamentale: autonomia. La valutazione si collega all’autonomia e alla responsabilità di chi è autore del processo. Posso fare l’esempio delle università, che sono diventate responsabili di sé stesse da quando sono istituzioni con bilancio autonomo. Credo che anche nella scuola si debba introdurre questo concetto». Questa intenzione ha subito generato una forte ostilità da parte dei sindacati scolastici, che si sono schierati in modo compatto contro la proposta, per ora non articolata e solo lanciata come intento, di abolire gli scatti d’anzianità per i docenti della scuola pubblica. I responsabili di Cgil, Cisl e Uil hanno espresso ferma contrarietà all’ipotesi della Giannini, dichiarando come le priorità della scuola siano altre, e difendendo in modo vigoroso il meccanismo di aumento retributivo collegato all’età. Ecco un’agenzia dell’Ansa, pubblicata sul sito della Regione Valle d’Aosta, che raccoglie le posizioni del mondo degli insegnanti, fermamente contrario all’idea della Giannini.

” In un Paese in cui un insegnante guadagna mediamente 1.200-1.300 euro al mese, uno stipendio che si colloca al penultimo posto in Europa, parlare di blocco degli automatismi significa ”non tenere conto della realtà”, del fatto che l’anzianità è l’unico modo per difendere il potere d’acquisto dei salari e che per premiare davvero il merito occorrono risorse. I sindacati replicano così al neo ministro dell’Istruzione Stefania Giannini che oggi, in un’intervista, ha auspicato che si possa superare per gli stipendi degli insegnanti il meccanismo degli scatti automatici. Queste idee meritocratiche, queste vecchie impostazioni di stampo gelminiano non tengono conto della realtà, ovvero che il contratto nazionale della scuola è bloccato dal 2006 e che gli stipendi degli insegnati italiani sono tra i più bassi d’Europa”, commenta il segretario generale della Flc Cgil Domenico Pantaleo. Il sindacalista evidenzia poi che ”in tutta Europa l’anzianità contribuisce alla valorizzazione della professionalità. Quindi c’è tutta la nostra disponibilità a discutere ma si deve aprire un tavolo perché in questi anni con il blocco dei contratti i salari nella scuola, e in tutto il settore della conoscenza, hanno subito un vero e proprio attacco’. ‘Valorizzare il lavoro professionale degli insegnanti, e dunque il merito, è anche una nostra priorità – commenta il segretario della Uil Scuola Massimo Di Menna – ma deve essere considerato che lo stipendio degli insegnanti italiani è al penultimo posto dei Paesi europei. La media è di 1.200-1.300 euro al mese e i salari sono praticamente fermi da anni. Se davvero si vuole promuovere il merito occorrono risorse. Accettiamo dunque la sfida del neo ministro e aspettiamo l’apertura di un negoziato contrattuale ma sapendo che serve un cambiamento” rispetto a quanto fatto fino ad oggi. ‘Non bisogna considerare l’anzianità in maniera dispregiativa, negativa, perché in tutta Europa è considerata un elemento della carriera”, dice Francesco Scrima, segretario generale della Cisl Scuola che però invita il neo ministro Giannini ”ad affrontare le vere emergenze in atto del settore scuola, dal personale Ata al quale stanno scippando la retribuzione dopo un lavoro regolarmente fatto ai dirigenti scolastici che per una interpretazione del ministero dell’Economia si vedono decurtare lo stipendio. Poi tutta la nostra disponibilità a sederci attorno ad un tavolo per affrontare” come sostenere gli stipendi degli insegnanti.(ANSA).

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