E’ paradossale ma significativa la causa della crisi interna esplosa nel MoVimento 5 Stelle: il dissenso su una prestazione del Capo supremo. E’ stato bravo o inefficace nel confronto in streaming con il presidente Renzi? Ha ottemperato ai suoi doveri di portavoce durante quel colloquio impostogli da un referendum, o se n’è infischiato trasformandolo in monologo? Chi se ne importa, direte voi, s’è trattato di un episodio del tutto secondario nella vicenda italiana, meno di dieci minuti di chiacchiere che lasciano il tempo che trovano. Vero, ma è su quelle chiacchiere che Grillo ha costruito tutta la sua realtà virtuale. Ed è su quelle chiacchiere che, come ho scritto subito dopo aver assistito allo streaming, Grillo stesso è andato a infrangersi commettendo un doppio errore: primo, non avrebbe dovuto “onorare” Renzi della sua presenza diretta alle consultazioni; secondo, avrebbe dovuto lasciar parlare l’interlocutore dando vita a un confronto aspro ma civile. Quel duplice errore ha consentito a Renzi di cavarsela alla grande con solo un paio di battute infilate nel monologo del verboso e rancido Grillo. Aprendo così una falla nel movimento che lo stesso Grillo non riesce a emancipare dal suo giogo.