Poche donne e molte “compensazioni”: sui sottosegretari Renzi torna alla vecchia politica (e va a destra)

venerdì, 28 febbraio 2014

La definizione delle posizioni di sottogoverno è da sempre un passaggio antiestetico per ogni esecutivo. Nel caso specifico rivela la necessità da parte di Matteo Renzi di rispettare promesse ufficialmente non ammissibili. Come quella riguardante Francesca Barracciu (nella foto), indagata e “costretta” a rinunciare alla corsa per la presidenza della Sardegna, ricompensata ora con un posto da sottosegretaria ai Beni Culturali. Spiace che la realpolitik abbia già costretto Renzi a disattendere l’impegno alla parità di genere. Le sottosegretarie sono in tutto solo 9, scandalosamente poche. E spiace che fra loro non compaia Cécile Kyenge: un governo serio le avrebbe chiesto di proseguire l’impegno intrapreso da ministra sull’integrazione e la cittadinanza. Se anche la manderanno al Parlamento europeo, non sarà la stessa cosa. Nel dosaggio delle attribuzioni è chiaro riconoscere il segno di uno spostamento a destra dell’asse programmatico. Basti vedere il viceministro dell’Economia: Enrico Morando è un’ottima e competente figura, ma certo non è la stessa cosa di Stefano Fassina. La sostanza del governo Renzi è assai più moderata della sua apparenza.

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