Un po’ di dietrologia (abusiva) su Giovanni Consorte e le grandi manovre per la futura scissione a sinistra

sabato, 1 marzo 2014

Leggendo sul “Corriere della Sera” le parole dell’ex finanziere rosso Giovanni Consorte, che oggi a Bologna presenta la sua nuova associazione “Sinistra 2020. Progresso e Lavoro”, mi sono venuti strani pensieri. Abusivi. Dietrologici. Quindi da prendere con le pinze.
Consorte è uscito sostanzialmente pulito dalle inchieste giudiziarie sull’estate 2005 delle “scalate” e della guerra fra Coop e “poteri forti” dei salotti buoni. Difatti ama presentarsi così ancora oggi: l’uomo di sinistra che fu criminalizzato in quanto pestava i piedi a un establishment detentore dei grandi mezzi di comunicazione di massa. Preso atto della sua innocenza, manifestata a lui solidarietà per la carriera ingiustamente stroncata, restano le domande a cui nè Consorte nè il suo vice Ivano Sacchetti hanno mai risposto in forma convincente. Come mai hanno guadagnato decine di milioni di euro in consulenze, aggiuntivi rispetto al loro stipendio di manager? Se li sono intascati personalmente, quei soldi? Del tutto, o in parte sono stati girati ad altri? Quella loro attività di consulenti va considerata deontologicamente e politicamente compatibile con l’ispirazione culturale del movimento cooperativo?
Metto in relazione queste domande col giudizio opaco e un po’ misterioso che Giovanni Consorte rilascia oggi su Giuliano Poletti, l’ex presidente della Lega Coop divenuto ministro del Welfare nel governo Renzi: “Una scelta che mi ha colpito, non ho altro da aggiungere”. Sarebbe invece il caso che Consorte aggiungesse, ora che vara un’associazione-cantiere per contribuire allo svecchiamento della cultura di sinistra. Tanto più che lo fa denunciando l’ambiguità del Partito Democratico e, in particolare, lamentando che tutti i dirigenti Pd provengano dalla vecchia Democrazia Cristiana.
Per deduzione logica (ma arbitraria), ecco la mia dietrologia: non sarà che Giovanni Consorte, ancora molto stimato e pieno di relazioni nell’area dell’ex Pci, più che un’associazione stia allestendo una fureria in vista di un eventuale, nascituro futuro partito di sinistra? Insomma, non saranno cominciate le grandi manovre per la scissione del Pd?
E siamo sicuri, nel caso, che questo sia il piede giusto con cui partire?

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