L’ abolizione “sovversiva” del Senato e l’insolito asse Formica-Zagrebelsky

lunedì, 10 marzo 2014

Gustavo Zagrebelsky e Rino Formica sono due personaggi di spessore della nostra vita pubblica parecchio distanti tra loro. Il primo è uno dei massimi giuristi del nostro paese, che dopo la conclusione del suo mandato al vertice della Consulta è diventato uno dei più noti difensori dei principi e delle forme della nostra Carta costituzionale. Il secondo è invece un ex ministro socialista di Craxi, che in questi anni è diventato un ascoltato commentatore della politica italiana, come mostra l’attenzione del presidente Giorgio Napolitano nei suoi confronti. Sul “Foglio” di lunedì 10 marzo 2014 Giuliano Ferrara rilancia  in un lungo editoriale la valutazione assai critica della riforma del Senato illustrata da Rino Formica. L’esponente socialista ha rimarcato come la proposta di Renzi sia sovversiva, visto che altera la divisione dei poteri previsti dalla Carta costituzionale superando i limiti dell’articolo 138. Questo articolo, che disciplina la modifica della nostra Costituzione, parla di “revisione”, e di conseguenza non permette, o permetterebbe, una trasformazione così radicale del nostro impianto istituzionale. Secondo Formica il problema è che la rottura del rapporto fiduciario tra governo e Camere potrebbe condurre ad un “governo del presidente” che tradirebbe il nostro regime parlamentare. Una tesi che viene accolta da Giuliano Ferrara, che rimarca come “in termini di ortodossia e di prassi democratica, Rino Formica abbia perfettamente ragione. Bisogna fermare questo golpe.”. Il direttore del “Foglio” sottolinea comunque che in termini di politica spiccia Formica abbia torto, e questa aporia possa essere risolta dal presidente Napolitano, al momento riluttante nell’esprimersi. La posizione espressa da Formica sui limiti consentiti dall’articolo 138 alla revisione della Carta sono simili alle tesi espresse da Gustavo Zagrebelsky contro il processo di riforme costituzionali del governo Letta, che aprivano a forme di presidenzialismo incompatibili con il nostro dettato costituzionale. Il presidente emerito della Consulta ha concesso domenica 9 marzo una lunga intervista al “Fatto Quotidiano”, in cui ha espresso tutti i suoi dubbi in merito alla proposta di revisione del Senato formulata da Matteo Renzi. Zagrebelsky non si pronuncia sull’impianto dell’abolizione attuale rimarcando di voler aspettare la proposta definitiva, ma sottolinea la funzione essenziali delle seconde Camere. “Sono assemblee moderatrici rispetto all’incalzare del consenso elettorale che deve essere incassato ad intervalli brevi dall’altra assemblea. La prima Camera è necessariamente miope. La seconda deve essere presbite. Deve fare valere le ragioni della durata su quelle dell’immediatezza”.

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