Pippo Civati: perché non ho votato il nuovo Porcellum

mercoledì, 12 marzo 2014

Pippo Civati, il deputato del Partito Democratico arrivato terzo alle primarie per la segreteria vinte da Matteo Renzi, non ha partecipato al voto finale sull’Italicum. Uno dei grandi assenti al sì definitivo della Camera dei Deputati alla riforma elettorale che ora passa al Senato della Repubblica. L’altro big del PD che non ha detto sì all’Italicum è stato Enrico Letta, l’ex presidente del Consiglio, dopo che vari esponenti della sua corrente, come Francesco Boccia o Marco Meloni,si sono distinti nella lotta interna ai democratici contro l’Italicum. Sul suo blog molto visitato Pippo Civati ha spiegato perchè non ha votato l’Italicum. Le ragioni sono diverse. La prima è l’allontanamento eccessivo dell’Italicum dal mandato elettorale ricevuto dagli elettori, sopratutto sullo stralcio della riforma relativo al Senato. La seconda è l’incomprensione per una legge approvata così di fretta nonostante il fatto che si potrà utilizzare, forse, tra un anno e mezzo. Il terzo motivo sono le tante, troppe brutture dell’Italicum. Ci sono le liste bloccate, le candidature multiple a rischio di incostituzionalità, aggravate dal funzionamento dell’algoritmo che mette a rischio il rapporto tra eletto ed elettori. ” I candidati non sapranno fino all’ultimo se saranno eletti o se prevarranno logiche di partito (e del capo) che cambieranno le graduatorie finali. Una novità addirittura peggiorativa rispetto al Porcellum”. Ci sono poi soglie troppo alte che permettano comunque, con il meccanismo di attribuzione del premio di maggioranza, la presenza di piccoli partiti al fianco dei più grandi, al solo scopo di conquistare il bonus degli extra seggi. Un premio che scatta anch’esso per una soglia troppo bassa. Per Civati è poi molto grave che il PD non abbia dato indicazione in favore della parità di genere, mentre il deputato giudica una mezza follia aver codificato una legge elettorale diversa per Camera e Senato. Una serie di valutazioni che per Civati rendono evidente come l’Italicum sia significativamente peggiorato rispetto al mandato della direzione del PD attribuito a Renzi, e che sia rimasto in piedi solo come accordo a sè stante tra Renzi e Berlusconi. “Per i motivi che ho ricostruito qui sopra, il mio voto conta quello che conta. Ma non potevo votare una legge elettorale di cui non condivido quasi nulla. A tutto c’è un limite. E c’è l’articolo 67 della Costituzione, che, tra l’altro, consente ai singoli parlamentari di NON accettare una decisione del proprio partito soprattutto quando fa quello che NON aveva dichiarato di fare (o addirittura aveva dichiarato di NON fare) in campagna elettorale. Per me conta ancora qualcosa, anche se ormai è chiaro che si farà fatica, in questo Paese, anche ad andare a votare”.

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