Il “Corriere della Sera” di giovedì 27 marzo pubblica un articolo denuncia del filosofo francese Bernard-Henry Lévy sulla vera natura del Front National. L’intellettuale transalpino rimarca come il tentativo di sdemonizzare il partito propagandato da Marine Le Pen sia solo una copertura della vera natura estremista del Fn. Lévy elenca numerosi candidati delle ultime, trionfali, comunali che hanno compiuto gesti, rilasciato dichiarazioni, o militato in formazioni dal carattere estremista, razzista, e violento. Un candidato del Front national a Perpignano ha affidato la direzione della sua rivista ad un antisemita. Un candidato di Marsiglia aveva come principale collaboratore un militante condannato per aver nascosto materiale per costruire una bomba. Un altro esponente che ha corso per il comune di Mauberge è proprietario di una società che vendeva abbigliamento neonazista. Un candidato a Brignoles ha invece dichiarato la sua profonda ammirazione per Hitler, mentre un suo collega di partito che ha corso a Six-Fours è stato condannato per aver aver fatto violenza con un’arma in una riunione pubblica. Altri due candidati hanno dichiarato di apprezzare il Mein Kampf, mentre è diffusa la passione per il controverso intellettuale Alain Soral, accusato di antisemitismo. L’elenco di questi fatti disgustosi, rimarca Bernd-Henry Lévy, sottolineano come il Front National non sia un partito come gli altri, con cui si possa collaborare. Il filosofo fa un appello, in particolare alla destra repubblicana, a non scendere a patti con la formazione lepenista, e rimarca a chi è deluso dalla politica che “se si è democratici, non si possono dare le chiavi delle nostre città a donne e uomini che rappresentano la peggiore delle soluzioni”.