Elogio di Debora Serracchiani al vertice del Pd

sabato, 29 marzo 2014

Debora Serracchiani è uno dei pochi fenomeni mediatici in cui la sostanza ha vinto sulle apparenze e quindi mi sono dovuto rimangiare il giudizio iniziale di fastidio. Non sopportai l’idea della fanciulla segretaria di circolo divenuta star grazie solo a un video su internet; e quando i miei ex colleghi conduttori televisivi cominciarono a invitarla nei talk show a ogni pié sospinto, pensai che era l’ennesima frittata di personaggio a rapido consumo. Non migliorò il mio giudizio vedendola posizionarsi con capriole tattiche di volta in volta con Renzi e Civati, Bersani e Franceschini, nel dibattito interno al partito di cui era divenuta nel frattempo deputato europeo. Solo che poi Serracchiani ha fatto qualcosa che mi ha felicemente stupito, in controtendenza con gli altri fenomeni mediatici in procinto di trasformarsi in fenomeno da baraccone: ha scelto di fare un passo indietro dalla politica nazionale raccogliendo la sfida difficilissima della presidenza di una regione da contendere alla destra che la governava. Ha effettuato cioè una sorta di (apparente) passo indietro, nonché un’elevata dose di rischio. E per giunta ha vinto. Bene, brava. Non ha smesso di frequentare (troppo) la tv ma intanto si occupa di governo territoriale e guarda alla politica nazionale con occhio più equilibrato. Velocissima nel posizionarsi, ora passa per renziana doc ma ho l’impressione che l’etichetta le vada stretta. Fra i dirigenti della nuova generazione Pd è la meno “inventata”. Mi fa piacere che divenga vicesegretaria portavoce, credo abbia dimostrato di essere una persona solida al di là delle apparenze.

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