Grillo, il leader pigliatutto che cavalca secessionismo e il suo contrario, la difesa della Costituzione

lunedì, 31 marzo 2014

E’ possibile conciliare il sostegno alla rivolta dei Forconi, le pulsioni secessioniste che covano nel Nord e la difesa intransigente dei principi costituzionali? Una contraddizione molto palese, che però non pare interessare a Beppe Grillo e Gianroberto Caseleggio. I leader e fondatori del MoVimento 5 Stelle cavalcano tutto ed il contrario di tutto in ragione di un unico tratto comune, l’opposizione intransigente all’attuale sistema di potere, identificato nei partiti al governo e nell’accordo Renzi-Berlusconi per le riforme istituzionali. Negli ultimi mesi infatti Grillo ha spinto al massimo il suo sostegno, dettato sempre con un post sul suo blog, alle proteste contro il “potere” che ogni volta attiravano la maggiore attenzione mediatica. Nel dicembre 2013 il leader del M5S invitò gli agenti ad unirsi alla protesta dei Forconi, togliendosi il casco, e smettendo di proteggere la classe politica che sta portando l’Italia allo sfacelo. Poche settimane dopo Grillo ha pubblicato un post nel quale ha condannato il fallimento dello Stato unitario, vagheggiando una possibile disgregazione dell’Italia come possibile risoluzione per i problemi attuali del paese. Domenica 30 marzo invece l’invito all’insubordinazione delle forze dell’ordine e la secessione dell’Italia non hanno impedito di promuovere l’appello di “Libertà e Giustizia” contro le riforme costituzionali promosse dal presidente del Consiglio Matteo Renzi.  Un appello firmato da diversi giuristi ed intellettuali di area progressista, tra cui il candidato alla presidenza della Repubbica del M5S, Stefano Rodotà, che ha avviato un dibattito piuttosto negativo per il leader del PD, che si è dovuto confrontare con la prima forte polemica mediatica nei suoi confronti dall’arrivo a Palazzo Chigi. Il post è stato firmato dai due fondatori, una rarità per il blog organo ufficiale del MoVimento 5 Stelle, ed è stato pubblicato con il polemico titolo originale, “La svolta autoritaria”, corredata da una foto di Licio Gelli evocativa  dei piani della loggia massonica P2. La doppia firma di Casaleggio e Grillo era apparsa ad esempio quando i due leader del M5S si schierarono contro l’abolizione del reato di clandestinità, posizione poi bocciata da un referendum online tra gli iscritti. A ormai un mese e mezzo da elezioni europee giudicate decisive per il proseguimento della legislatura, e per la possibile riapertura della competizione per la presidenza della Repubblica, Grillo e Casaleggio hanno deciso di rafforzare la radicalità della loro opposizione, ponendosi come punto di riferimento trasversale a tutte le pulsioni di ribellione o contrasto contro le istituzioni. Una strategia in realtà coerente alla recente storia del M5S, che ha portato la formazione di Grillo a raccogliere alle politiche del 2013 la delusione di una parte rilevante degli elettori di centrodestra e centrosinistra, così da determinate l’esplosione di consenso che ha modificato gli equilibri politici del nostro paese. Dopo due decenni di due schieramenti contrapposti di simile consistenza elettorale, che si sono alternati al potere, dalla comune protesta contro di loro è nata una terza forza di comparabile peso. I temi del secessionismo o della tutela della Costituzione sono tanto contraddittori tra di loro quanto rilevanti per gli ex elettori di Lega, Ulivo o formazioni di sinistra. A Grillo e Casaleggio interessa raccogliere il loro scontento, anche se trovare una sintesi appare molto difficile. Il momento del governo, quando essa dovrebbe trovata, appare però lontano, e di conseguenza i due fondatori spingono al massimo per scuotere ancora di più un sistema che fa fatica a ridurre la loro capacità di attrazione dello scontento.

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