Ossessionato da Renzi e i parrucconi, Il Foglio prende un abbaglio sull’addio al Senato di Rodotà

mercoledì, 2 aprile 2014

Quest’oggi diversi quotidiani riprendono lo “sgooob”, per dirla alla Biscardi, di Claudio Cerasa del “Foglio” sull’autogol dei parrucconi che hanno promosso l’appello contro la “svolta autoritaria”. La rete nella propria porta sarebbe stata segnata dal prof. Stefano Rodotà, perché, come ha in realtà svelato per primo il professor Ceccanti su Twitter, nel 1985 firmò insieme ad altri deputati del Pci una proposta di riforma costituzionale che prevedeva l’abolizione del Senato e l’introduzione del monocameralismo.

 

La “scoperta” ha entusiasmato i fan di Matteo Renzi su Facebook  e Twitter così come il Foglio, vista la clamorosa, secondo loro, contraddizione in cui è caduto il giurista candidato dal M5S alla presidenza della Repubblica.  L’autogol, presunto, di Rodotà, è spiegato dallo stesso Cerasa in questo video.

Il problema di Cerasa e del “Foglio”, e di chi si è entusiasmato per l’autogol di Rodotà, è il fatto di non aver letto la proposta di trasformazione costituzionale proposta dall’allora Pci. Nel video si nota come il giornalista del quotidiano diretto da Ferrara non sia andato oltre la prima pagina, quella stampata che tiene in mano. Posto che criticare qualcuno per l’incoerenza rispetto a posizioni di 29 anni suona un trattino surreale, ma stiamo pur sempre parlando del “Foglio”, ricapitoliamo in brevissimo le posizioni di Rodotà di oggi e di ieri per spiegare perché i redattori del quotidiano di Giuliano Ferrara avrebbero dovuto informarsi un po’ meglio. Stefano Rodotà ha spiegato così al “Fatto” di ieri i motivi della sua adesione all’appello di Libertà e Giustizia. ” C’è stata una regressione culturale profonda. È questo tipo di semplificazioni che introduce elementi autoritari. Si cancella il Senato, si compone la Camera con un sistema iper-maggioritario, il sistema delle garanzie salta: il risultato sarebbe un’alterazione in senso autoritario della logica della Repubblica parlamentare che sta in Costituzione. E dovremmo stare zitti?” Perchè Rodotà non si contraddice? Per un motivo molto semplice che si chiama bilanciamento dei poteri. Nella proposta firmata dall’allora deputato del gruppo del Pci c’era sì l’abolizione del Senato, ma vi erano profonde innovazioni che temperavano, anzi estendevano, le garanzie costituzionali minacciate oggi dalle riforme di Renzi e Berlusconi secondo l’appello di Libertà e Giustizia. Una riforma in questa prospettiva era l’introduzione della “legge organica”, una norma rafforzata rispetto a quella ordinaria per tutelare maggiormente la disciplina dei diritti fondamentali. C’è poi una significativa estensione della democrazia diretta, con una compartecipazione del popolo al processo decisionale ben superiore a quella della Costituzione,che prevede solo l’istituto del referendum abrogativo. C’è infine un altro tratto molto rilevante clamorosamente ignorato dai foglianti. Rodotà e i deputati del Pci volevano mettere in Costituzione il principio della rappresentanza proporzionale del voto, proprio per mitigare l’addio al bicameralismo e il possibile sbilanciamento in favore del governo creato, ora secondo Rodotà, dall’Italicum. Una riforma elettorale che crea una maggioranza dei seggi alla Camera, assegnandola forzosamente anche ad una minoranza elettorale. Basta leggere a volte, e si evitano figure piuttosto imbarazzanti.

 

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